Rubriche/Pensieri&Parole/di Piero D’Errico
La incontrai per caso in un giorno di primavera, durante un viaggio organizzato dall’Oratorio del rione in cui abitavo.
Lei era stata invitata dalla sorella che era una mia vicina di casa.
Quando la vidi salire sul pullman con quelle movenze e con quella eleganza, fui subito colpito e fu amore a prima vista.
Con quei capelli cotonati quasi color neve su cui poggiava ogni tanto un allegro cappellino e quel tacco 5 o 6 centimetri che dava slancio al suo fisico bestiale.
Quel profumo di lavanda che lasciò al suo passaggio, mi diede il colpo mortale.
Persi la testa già prima di partire poi, a partenza avvenuta, non vi dico.
Io seduto qualche posto più avanti di lei, seduta dall’altro lato.
I nostri sguardi si incrociavano a lungo e a furia di girarmi già mi era venuto il torcicollo.
Fu alla prima fermata che ci presentammo e da lì cominciò la nostra “conversazione a fermate” che continuò ad ogni fermata del pullman per farci
andare alla toilette.
Ad ogni fermata riprendevamo la chiacchierata da dove l’avevamo lasciata e il bello era che ricordavamo con precisione da dove iniziare.
Meno male che ero ben vestito, sbarbato e profumato.
Da lì in poi non ci fu storia, eravamo coppia fissa, camminavamo mano nella mano.
A volte volevamo salire pure sul pullman presi per mano, ma l’ingresso del pullman era troppo stretto e quindi correvamo il rischio di restare incastrati.
E comunque anche se sul pullman che quasi partiva, salì lei avanti e io dietro, non bastò a evitare quel lungo applauso che si levò da tutti i posti a sedere
occupati in quel pullman strapieno.
Vi dirò, un po’ ci emozionammo.
Avevo involontariamente incontrato l’amore della mia vita. Finalmente.
C’era in lei tutto ciò che cercavo, un po’ seria un po’ no, gli stessi interessi, musica, cinema, politica. E poi la passione per la poesia, scriveva storie e poesie pure lei.
Avremmo sicuramente scritto a quattro mani, qualche trattato, qualche libro, qualche storia, qualche articolo.
Si, sicuramente sarebbe stata una bella esperienza.
Sarei stato a bocca aperta per ore ad ascoltarla, ma ogni volta il suono del clacson ci comunicava che la ricreazione, giusto il tempo per pisciare, era
finita. Si ripartiva.
Le piaceva il mare, le piaceva la campagna e anche la montagna, fare lunghe passeggiate, percorsi nei boschi, nella vallate, lungo le sponde di un fiume o le rive di un lago.
Le piaceva visitare i borghi, le piaceva andare alla ricerca di paesi con pochissimi abitanti, le piaceva viaggiare, scoprire.
Insomma avevamo tanti punti in comune, avrebbe di sicuro funzionato.
Come si dice, avevo trovato l’anima gemella, quella con cui trascorrere la vita, quella con cui condividere gioie e dolori.
A pensare non mi sembrava ancora vero, non era stato facile, certo ogni cosa ha i suoi tempi, ma alla fine ce l’avevo fatta, o come si dice in gergo, “meglio tardi che mai”.
Aveva la mia stessa età, poche pretese e meno ancora spese, cose che apprezzavo moltissimo.
Non chiesi nulla di lei, non volevo sapere la sua storia, il Liceo frequentato, l’Università presso cui si era laureata.
E lei non chiese nulla di me.
Insomma ci bastavamo. Telefonai a tutti, amici e parenti per dare la bella notizia e a tutti dissi con voce un po’ rotta dall’emozione:
“Ho trovato l’amore della mia vita”. Finalmente.
Aveva quasi 80 anni ed io gli avevo compiuti da poco.