Lettere/di Piero D’Errico
Al sig. Sindaco del
Comune di Lecce.
Sono Piero D’Errico dirigente sindacale della UIL, che per passione e cultura, oltre che per formazione professionale mi occupo di discriminazione, razzismo, torti subiti da persone che a volte non riescono o non sanno difendersi. Passo a descriverle i fatti.
Una ragazza di colore, si sedeva su una sedia posta all’esterno del BAR GELATERIA DELLA VILLA, con il figlio di neanche due anni.
Aspettava un’amica ed era loro desiderio consumare un gelato del bar dove era seduta.
Nel frattempo stava dando al proprio figlioletto uno yogurt alla frutta che portava sempre con se per emergenza.
Ad un certo punto, le si è avvicinato il titolare o chi per lui lavorava nel pomeriggio di GIOVEDI, e con fare irriguardoso e maleducato, invitava la ragazza ad allontanarsi, ad andare da qualche altra parte a dare da mangiare al figlioletto, perchè lì si potevano consumare solo prodotti comprati dal bar, cosa che avrebbe fatto una volta arrivata l’amica.
Premetto che era un’ora in cui né in giro, né nel bar, né fuori dal bar, c’era anima viva ed i tavoli fuori sempre che erano nello spazio assegnato, erano vuoti.
La ragazza stupita, impaurita e preoccupata per chissà cosa avesse combinato, si è subito alzata e senza fiatare, non ha tolto neanche il bavaglio al figlioletto, lo ha preso in braccio e spingendo la carrozzina per fare prima si è allontanata.
Ha cercato di contattarmi, per capire se per caso avesse fatto qualcosa di sbagliato.
Non ho potuto rispondere perchè ero al congresso regionale del mio sindacato, ma poi pensandoci bene si è fatta coraggio ed è andata in un bar più avanti GELATERIA OPERA, e prima di sedersi, ha chiesto se potesse dar da mangiare al suo bambino in attesa dell’amica.
La ragazza del bar le ha subito risposto che poteva stare e soprattutto poteva benissimo accudire il bambino in ciò di cui aveva bisogno.
Era rimasta male, malissimo, la prima cosa che le era venuta in mente era che il signore si era comportato così perchè “nera” e che mai si sarebbe comportato così verso una mamma con un figlioletto bianco.
Quando mi telefonò per raccontarmi il fatto, la conoscevo per aver fatto volontariato presso la struttura dove stava, mi vergognai.
La prima cosa che mi venne in mente per tranquillizzarla, fu di dirle che quel signore non poteva fare diversamente perchè ai tavoli del bar si potevano consumare solo prodotti comprati dal bar stesso.
Che per tale motivo, avrebbe potuto anche essere multato.
Volevo allontanare da lei il pensiero che quanto successo era dovuto al fatto che era una mamma nera ma che sarebbe successo a chiunque.
Mi vergognai di dirle che era un gesto di chiara marca razzista e che lei non aveva alcuna colpa, non aveva fatto nulla di male.
Sono sicuro che lei aveva comunque capito tutto ad di là delle mie parole.
Nessuna vendetta, voglio pensare che l’autore del brutto gesto, sia un buon padre, incontrato in uno di quei momenti che può capitare a tutti.
Da titolare di licenza pubblica e occupando spazio pubblico non può proibire ad una mamma di poggiarsi un attimo e dar da mangiare al proprio piccolo.
Avrebbe se mai dovuto avvicinarsi e invece di allontanarla, chiederle se avesse bisogno di qualcosa, come ha fatto poi la ragazza del bar più avanti.
Comportamenti simili non sono tollerabili, quel titolare di licenza rappresentava il quel momento la nostra città ed aveva l’obbligo di rappresentarla al meglio, nel migliore dei modi.
Nessuno può far sentire fuori posto, fuori luogo, addirittura estranea una persona che abita sullo stesso mondo.
Mi rivolgo a lei affinchè il gesto non abbia a ripetersi e soprattutto per dare a qul signore una lezione di vita e di amore.
Fargli capire che essere di diverso colore, non è né una colpa né un difetto ma solo un arricchimento che l’incontro tra culture diverse porta sempre con sé.
Sindaco avrei potuto mandare questa lettera a mille altri indirizzi, Prefettura, Questura, politica, giornali nazionali ecc, la mando solo a lei convinto che basterà.
Non si vuole creare un caso, non si vuole che la cosa, venga cavalcata per altri scopi diversi e differenti, né ci piacciono comportamenti punitivi.
Mi rivolgo all’istituzione che lei rappresenta, affinchè a quel signore, possa essere insegnato il “valore dell’umanità” e soprattutto per fargli assaporare un senso di vergogna per un gesto fatto verso una “mamma nera” che voleva solo dar da mangiare al proprio piccolo.
Sindaco, sono un sindacalista, se non facessi questo mi vergognerei.
Sono abituato a parlar ed agire sempre in nome di una bellezza, la bellezza dell’umanità, della solidarietà, e se non facessi questo non sarei un “buon sindacalista”.
Io mi impegno ad esserlo.
Grazie.