Rubriche/Opinioni/di Luigi Mangia
Il 27 gennaio, ricorre la Giornata della Memoria, voluta da un padre dell’Europa, quale fu Carlo Azelio Ciampi. È una Giornata della Memoria istituita per i giovani per non dimenticare, ma anche per crescere nello studio e avere la conoscenza della Storia.
La memoria vive e conserva la storia. Il respiro delle parole apre la mente alla visione dei luoghi e dei volti. Le parole hanno la forza di far vedere i segni distruttivi della guerra sulle città. Sono la voce della violenza degli esclusi e dei mutilati. Le parole raccontano i segni delle torture dei corpi disperati nei lager. Le parole sono il dolore muto dei bambini in cammino a piedi nudi nel ghiaccio del freddo inverno. Le parole sono anche la storia di chi muore in mare senza lasciare un segno. Ancora le parole raccontano i corpi dei prigionieri ebrei finiti in cenere nelle camere a gas naziste. Il respiro delle parole serve per conoscere e sentire la storia e quindi per avere la capacità di partecipare e non voltare le spalle all’evidenza del dolore e della perdita dei valori civili. Senza memoria la mente finisce nel buio e l’uomo perde la capacità di ascoltare. Ascoltare le parole aiuta a fare il cammino con gli altri verso un futuro senza la paura del diverso e il pregiudizio della pelle.
Carlo Azelio Ciampi credeva all’Europa unita e per farla spese tutte le sue forze. Il presidente Ciampi capì però, che l’Europa dei popoli per raggiungere l’unità politica doveva fare i conti con la storia del secolo “breve” e con le ferite dei morti delle due Guerre Mondiali. Per fare la nuova Europa per Carlo Azelio Ciampi bisognava avere la memoria del passato e soprattutto saper respirare le parole della storia. La storia non si cancella. Così nei versi giovanili il poeta Carmelo Bene:
“no, non stupirti
delle pagine audaci
che mente umana ha scritto.
Sono ruderi. Al loro posto
un tempio sorgerà.”
Carmelo Bene, Poesie Giovanili, Adriatica Editrice Salentina, Lecce 2009.