Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico

Ho camminato tanto, di giorno e di notte.
Ho camminato con il caldo e con il freddo, ero stanco ma non mi sono mai fermato.


Volevo trovare la “strada della felicità”.
Ho chiesto in giro, ho chiesto in una osteria, in una Chiesa di periferia. Niente.
Nessuno sapeva.
Eppure c’era, o almeno così pensavo, e forse neanche era lontana o forse era abbastanza vicina.
Ho chiesto in un mercato, ho chiesto a un pensionato, poi stanco e sudato verso sera ho rinunciato.
Non riuscivo a farmene una ragione, ero convinto che da qualche parte si nascondeva, da qualche parte c’era.
Tornai indietro quasi distrutto, quasi sconfitto. Rinunciai.
Volevo conoscere la “strada della felicità” e mi ero perso, mi ero disperso.
Non trovavo più la strada per tornare.
Attraversai piazze e strade deserte, poi vidi un uomo solitario camminare lungo un sentiero, “alzai il passo” e lo raggiunsi.
Volli fare un ultimo tentativo, gli chiesi se mai conoscesse “la strada della felicità”. Lui mi rispose di si.
Poteva avere 100 anni o forse 30, guardandolo in viso non riuscivo ad orientarmi, ma poco mi importava, mi importava l’indicazione che mi aveva dato e che dopo aver ripetutamente ringraziato cominciai a percorrere.
Non sapevo più dove mi trovavo, non sapevo più dov’era casa mia.
Seguii le sue indicazioni e dopo un lungo cammino passai davanti a un luogo che mi sembrava di conoscere, di avere già visto.
-Si somiglia – pensai. Ma poi a mano a mano mi avvicinavo, vedevo cose che mi sembravano sempre più familiari.
Vidi il campanile, la Chiesa, la piazza del mio paese. Ero quasi a casa mia.
Vidi mio figlio in pensiero, che mi cercava e mi fermai.
Seduto su una panchina a pochi passi da lui che mi raggiungeva sorridendo.
Capii che quella era “la strada della felicità”, capii che non c’era altra strada, non c’era altre felicità se non quella che passa dai nostri figli.
Volevo cercare qualcosa di ancora più felice, forse anche per lui, non c’era, non esisteva.
“La strada della felicità” è solo quella che percorriamo insieme ai nostri figli.
Cercare “dell’altra” è inutile, è già quella la più grande felicità, la più grande.
Ed io in quella tiepida mattina di inizio autunno lo avevo felicemente capito.