Quella bimba non vedrà più il Natale. Quella bimba non sta dormendo.
Sono le sette di sera quando apro il giornale comprato alle sette di mattina.
E’ stata una giornata movimentata, quelle giornate che precedono la festa più grande e più bella dell’anno: il Natale.
In giro è già festa, chiese aperte, presepi e luci colorate dappertutto.
Sul giornale, la solita politica inchiodata da mesi, i soliti problemi, le solite discussioni già sentite.
Poi mi è toccato leggere quello che non avrei mai voluto leggere.
Non si può morire di fame e di sete a sette anni tra il Messico e l’America.
Morire quando la meta è ormai vicina, quasi si vede, dopo aver percorso a piedi migliaia di chilometri.
Il sogno americano di una bimba che con il proprio genitore era in cerca di fortuna, si è infranto.
La CAROVANA si è fermata a piangere e l’America, almeno una parte dell’America, si è unita al pianto e al dolore della CAROVANA.
Finisce così la triste storia di una bambina che insieme al padre ha attraversato città e deserti senza mai dire “sono stanca”, la triste storia di una bambina che ha sofferto il caldo del sole cocente del giorno e il freddo tagliente della notte, che ha sofferto la fame e la sete senza mai lamentarsi. Solo un mondo crudele e disumano, può permettere ciò, un mondo che nel frattempo si prepara a festeggiare il Natale, il Natale che per quella bambina non arriverà mai più.
Un mondo tutto impegnato nei “preparativi” e che non ha tempo per accorgersi di chi a pochi passi chiede aiuto.
Un mondo in cui ognuno ama solo se stesso.
Fuori non piove più, un gruppo di bimbi è alle prese con una infinità di “botti” di Natale che fanno tremare i vetri delle finestre.
“Fate piano ragazzi, c’è una bimba che dorme ”.
Si, quella bimba sta soltanto dormendo.