Il Sedile

L’amore imperfetto

“Erano sposati da quasi settant’anni ed era come si fossero sposati il giorno prima”

Lettere/di Piero D’Errico

Da quando non abitavo più nella vecchia casa, proprio a fianco alla loro, dovevo andarli a trovare di proposito.

Ma lo facevo volentieri e per me era sempre una gioia. 

Andai a trovarli in quel pomeriggio di fine estate con quel tramonto rosso fuoco stampato in fondo.

Erano seduti al fresco, in quel piccolo giardino con quel filo steso pieno di panni appesi e con piante e fiori  appena innaffiati.

Entrambi alla soglia dei 90 anni, lui si accompagnava col bastone, lei invece ancora arzilla sempre a parlare e raccontare della sua giovinezza.

Si parlavano con dolcezza e avevano ancora tanto da raccontarsi, da ricordarsi, magari da immaginarsi.

Dicevo, erano seduti nel loro piccolo giardino, lui berretto, camicia e l immancabile gilè, lei con il solito grembiule con dei tasconi  avanti pieno di cose da rammendare, da riparare.

Non lontano un gatto bianco steso sull’erba con lo sguardo poggiato fisso su “loro”. La loro era stata una vita di sacrifici e preoccupazioni che avevano affrontato insieme, che avevano sempre lasciato alle loro spalle insieme.

Una famiglia umile e generosa, con i loro figli trasferiti ormai da anni in altre parti del mondo, ma che di tanto in tanto tornavano a trovarli.

Lui mi raccontava delle guerre, della sua prigionia, del suo lavoro, dei suoi viaggi in cerca di lavoro.

Erano sposati da quasi settant’anni ed era come se si fossero sposati il giorno prima. Ogni tanto lui prendeva la mano di lei e la stringeva da farle male.

Avevano ancora un ultimo desiderio: morire insieme. Non furono accontentati.

Lui parlava sempre di politica di quanto erano sfruttati e maltrattati e poi delle tante conquiste piano piano raggiunte con tante lotte e con tanta fatica.

Insomma erano la mia “invidia” e forse anche il mio “sogno”.

Ricordo che una volta parlando del loro matrimonio mi venne spontaneo definire il loro “un amore perfetto”.                                                                                                                                                

E lui con la sua incantevole calma mi fece:

no Piero, ti sbagli, l’amore perfetto non esiste. L’amore per durare deve essere imperfetto ed è proprio l’imperfezione che lo fa andare avanti, la continua ricerca della perfezione che non c’è.

E’ proprio l’amore imperfetto che dura per sempre. E’ proprio l’amore imperfetto che è perfetto “.

Aveva lavorato nei campi tutta la vita, la sua pelle era ancora bruciata dal sole, le sue mani callose raccontavano la sua fatica, sapeva si e no scrivere il suo nome, ma lessi nelle sue parole una profonda verità ed io che andavo a scuola già da un bel po’, che m’ero innamorato un paio di volte e tutte le volte mi era sembrato un “amore perfetto”, che pensavo di sapere e di capire un po’ di più, fui trasportato        dal senso di quelle parole che mi girai e rigirai nella testa per molto tempo.                                                  “ “La scuola impara, la vita insegna” mi fece in conclusione quel signore che io chiamavo nonno.

E io studente pluridecorato e con un’intelligenza a detta dei miei migliori amici e dei parenti più stretti, superiore alla media, dovevo ancora studiare, dovevo ancora capire.  Dovevo ancora imparare, dovevo solo invecchiare.   

Exit mobile version