Christian Pizzini e Antonio Lodovico, creatività che trasmette emozioni
Galatina Città d’Arte, recita un insegna che accoglie i visitatori alle porte della città. Sì è vero, ma poi concretamente che vuol dire? Può bastare l’asserzione dell’enorme patrimonio esistente, testimone di fasti e glorie passate, a definire una città “Città d’Arte” ? Possiamo accontentarci solo di questo?
Un bell’esempio di declinazione di Galatina Città d’Arte è quello di Christian Pizzinini e Antonio Lodovico Scolari di Brescia, qualche anno fa hanno acquisito una dimora gentilizia, bella ma una delle tante presenti nei centri storici del Sud, lo hanno restaurato ed è diventato nel giro di due anni Palazzo Mongiò dell’Elefante della Torre dimora privata e soprattutto un punto di incontro di artisti e designer internazionali che raggiungono Galatina per partecipare ai loro eventi.
Palazzo Mongiò dell’Elefante della Torre, in via Scalfo a Galatina, ospita per il secondo anno una rassegna d’arte cosmopolita curata interamente con fondi privati e senza alcun contributo pubblico . La rassegna dal titolo “Luce 01” ha avuto inizio domenica 19 luglio era visitabile liberamente sino a fine del mese. In agosto sarà solo su prenotazione (info: tel. 338-8543309). E’ stata curata da Antonella Marino con la collaborazione delle gallerie Francesca Minini di Milano e Cosessantuno di Taranto. Gli artisti presenti nelle sale a piano terra del palazzo sono otto: Matthias Bitzer, Pierluigi Calignano, Sarah Ciracì, Flavio Favelli, Marco Magni, Riccardo Previdi, Luigi Presicce e Raffaele Quida .
E’ la Luce come indica il titolo, il tema della mostra e gli artisti ne hanno utilizzato gli apparati illuminotecnici nelle varie forme: neon, led, proiezioni, luce di Wood. Il tedesco Matthias Bitzer sceglie di omaggiare la poetessa Emily Dickinson con una barra nera su cui si accendono le parole Amherst, Ether, Field che evocano temi a lei cari. Flavio Favelli ridona nuova vita a due antiche e vissute colonne di una cassarmonica salentina con un neon violaceo. Pierluigi Calignano utilizza due vecchi diaproiettori per produrre fasci di luce. Raffaele Quida elabora la sua “Eclipse” al neon con due specchi rivoltati. La luce di Wood la ritroviamo nel fungo atomico di Sara Ciracì. Riccardo Previdi sceglie il desktop Windows spiegazzato. Marco Andrea Magni utilizza una barra magnetica ricoperta da monetine di rame . Luigi Presicce cita l’Estasi di Santa Teresa del Bernini nel suo ” Mago”in legno dipinto da cui si irradiano raggi luminosi in oro.
Mostra suggestiva e capace di trasmettere emozioni. La rassegna e con essa luogo e città ospitante come ci dice Christian Pizzinini ha avuto l’attenzione fino ad ora, di ben 250 testate giornalistiche.
Palazzo Mongiò dell’Elefante della Torre fa parte del circuito internazionale di Cosy Nights”: le dimore private che aprono le porte all’arte, tendenza partita da New York negli anni ’80 e che intendeva costituire un’alternativa agli spazi convenzionali di esposizione come i Musei.
Galatina in realtà non è nuova ad esperienze di questo tipo, alcuni artisti ( Musarò, Congedo ed altri ) grazie alla munificenza del proprietario, organizzano al piano terra di Palazzo Di Lorenzo in via Mory , rassegne di arte contemporanea. Non siamo all’anno zero in realtà nemmeno con le gallerie d’arte secondo la più comune accezione del termine; è degli anni ’60 la Galleria di Andrea Lia ed Arte e Studio 2000 seguita nei decenni successivi da Galas ( in via Garibaldi) , dalla Galleria Colonna (in via Cafaro), dalla Galleria SK (in via Roma) non più esistenti. Seguiranno Art and Ars Gallery di Gigi Rigliaco , Galleria D’Enghien ed ultima nata nel 2014 A 100 Gallery l’unica a conduzione femminile, è Nunzia Perrone in Piazza Alighieri, a dirigerla. Menzione a parte merita “Il Circolo del Collezionista” di Roberto De Paolis che ininterrottamente dalla fine degli anni ‘60 è un punto di riferimento in città per collezionisti ed amanti dell’arte.
Galatina Città d’Arte recita un’insegna che accoglie i visitatori alle porte della città, è vero ma non può bastare, il privato fa la sua parte, ma serve avere una visione d’insieme ed un’idea chiara di città e questo non è compito del privato. Serve saper guardare oltre le contingenze del momento, con progettazione a lunga scadenza e non quinquennale, se va bene.