“Votare è il primo grande gesto di amore per la città”

urna-elettoraleLettere/ di Piero Russo

Galatina – Domenica prossima (25 giugno) DOBBIAMO andare a votare e SCEGLIERE chi dovrà governare amministrativamente la nostra città nei prossimi 5 anni. Non si può biasimare chi, con sdegno e per rassegnazione, decide di non andare a votare, ma abbiamo il dovere di segnalare a costoro che la loro astensione è esattamente quello che il sistema si aspetta.

In effetti se negli ultimi anni la parola Politica ha acquisito un’accezione assolutamente negativa, lo dobbiamo a tutti quegli uomini e quelle donne che hanno inteso la politica come strumento per applicare personalismo ed autoreferenzialismo; se abbiamo perso Ospedale, Palazzo di Giustizia, ecc… lo dobbiamo proprio al sistema che per fortuna è stato disintegrato l’11 giugno scorso.

Votiamo e scegliamo: il primo e grande gesto d’amore per la nostra Città.

Ho osservate con senso critico ed analitico la storia politica dei due Candidati, per riconoscerne le qualità individuali e politiche dell’Amministratore che, tra poche ore, si troverà a gestire una situazione strutturalmente deficitaria aggravata e resa più evidente con la diminuzione dei trasferimenti ai Comuni da parte dello Stato e della Regione, avverso i quali l’Amministrazione uscente a guida PD non ha saputo far fronte, con adeguate scelte politico-amministrative.

Secondo me un Uomo Politico è la persona capace di individuare delle soluzioni ai problemi della comunità e di farle adottare dall’Amministrazione intera.

Innanzitutto devo, doverosamente, riconoscere all’amico Marcello Amante grandissime doti oratorie ed una grinta fuori dal comune; senz’altro una persona degna della massima considerazione e stima, ma riconosco a Giampiero De Pascalis le classiche, invidiabili e non comuni doti dell’uomo del fare, dell’uomo della concretezza e dell’uomo forte che può tenere a bada maggioranza ed opposizione.

Notevole è stata la quantità di idee che Giampiero ha offerto nei vari dibattiti pubblici. Molto più agguerrito rispetto al suo “avversario”, meno pacato su temi per me particolarmente importanti, più incisivo e decisamente meno “politicallycorrect”…

In più occasioni è stato attaccato per il suo linguaggio non sempre convenzionale.

Il problema, in questo caso, non è solo linguistico ma è etico e morale, perché adoperato in questo campo il linguaggio curato, raffinato e forbito non sempre serve, come dovrebbe, a comunicare, a farsi capire, ma al contrario a tenere a distanza, a mettere una barriera tra sé e gli altri anche là dove, come nel rapporto tra l’Autorità e i Cittadini, ogni barriera dovrebbe essere tolta.

Non dimentichiamoci che coloro che hanno messo in ginocchio l’Italia, spesso e volentieri sono proprio i politici altezzosi ed impettiti e con una invidiabile padronanza del linguaggio.

C’è un tempo per ogni cosa.

Ed è giunto il tempo, l’ora, qui da noi, di pensare finalmente a mandare alla giuda di Palazzo Orsini l’Uomo del fare e non politici che  tagliano, con gesto forbito, i nastri inaugurali…