Il Sedile

Le indennità, gli assessori e le “aringhe” difensive.

La querelle continua a discapito del buon senso e della ragione. 

Cronaca/ di pietro zurico

Galatina – Avrei tanto gradito poter leggere da qualche parte delle pubbliche scuse rivolte alla città ed ai cittadini per un errore commesso da una pletora di (ir)responsabili. Invece, tristemente, mi son ritrovato a leggere difese d’ufficio irragionevoli e controproducenti.

Una in particolare è sconfortante. Inizia così: “la verità non conosce la paura”; chissà perchè pur essendo d’oro di un bel silenzio non fu mai scritto nulla.

Ripeto sarebbe stata la cosa più semplice al mondo andare nell’aula consigliare e dire: “Scusate è stato commesso un errore, chiediamo scusa”. Invece nell’aula Consiliare i due assessori maggiormente coinvolti nell’errore (se di errore si è trattato) erano assenti, la Dirigente corresponsabile in religioso silenzio, il Sindaco in rappresentanza dell’intera Giunta accoppiato al presidente del Consiglio, con la motivazione che l’argomento non era all’ordine del giorno (giustamente), hanno impedito che si parlasse.

Ricorda tanto la storiella della consigliera e le sedie della scuola elementare per cui le allora minoranze abbandonarono l’aula consiliare.

Non è che nei giorni successivi, quando si poteva parlare e scrivere, sia successo qualcosa di diverso, anzi qualcuno ha messo ulteriore brace nel camino ed ha riacceso la polemica con l’aggravante che una sola parola di scusa non è stata pronunciata. Qualcuna ha, come detto, parlato di verità. Ma quale verità? Quella a proprio uso e consumo o quella con la V maiuscola? Ma la sua “verità” ha in qualche modo cercato di verificarla?

A me pare di no, anzi senza il “pare”. Non l’ha verificata e basta. Se l’avesse verificata, si sarebbe infatti resa conto di quanti reati, per negligenza sia chiaro ma pur sempre reati, si sono macchiati in tanti, che ripeto non stanno nemmeno sentendo il dovere di chiedere scusa. Hanno mandato in prima fila gli Ascari perché non hanno avuto il coraggio di metterci la faccia.

Auguriamoci comunque che il buon senso prevalga e che la ragione e l’umiltà subentri all’arroganza ed al protagonismo. Naturalmente bisogna anche che, per il futuro, qualcuno piuttosto che continuare a tirare la corda cominci a tirare il freno a mano perché è veramente deprimente leggere certe dichiarazioni che più di arringa difensiva sanno di aringa in salamoia.

Dicono le carte (leggasi in alto a destra cliccando sull’immagine) che il 12 gennaio 2018 l’assessore Palumbo ha inviato una comunicazione alla Direzione Affari Generali ed Avvocatura avente per oggetto una integrazione riguardante la determinazione delle indennità degli amministratori locali.

Scrive l’assessore : ” Con riferimento alla Vs. nota prot. 20170029619 e ad integrazione e parziale rettifica della mia precedente comunicazione acquisita al protocollo dell’Ente al n. 20170030173, ai fini della rideterminazione dell’indennità spettante quale assessore comunale , comunico di essere titolare di lavoro dipendente e di non optare e non aver optato sin dalla data di nomina, per il collocamento in aspettativa“.

Più chiaro di così si muore. Dal numero di protocollo della nota del Comune inviata all’assessore si desume che l’anno di riferimento è il 2017 (leggasi le prime 4 cifre del protocollo) e che il mese sia riferibile ai primissimi della sua nomina assessorile. Sempre nel 2017 l’assessore risponde alla nota del Comune e non si capisce cosa comunica, certamente non di non aver chiesto aspettativa al proprio datore di lavoro.

Ciò è confermato  (sicuramente durante la mareggiata che stava per sommergerlo e sommergere un pò di gente) dalla nota successiva fatta dall’assessore Palumbo il 12 gennaio 2018 prot. 20180001993 con cui dichiara di integrare la sua precedente con la comunicazione di non aver chiesto aspettativa e di non aver intenzione di chiederla, cosa che chiaramente non avrebbe avuto bisogno di fare se lo avesse già fatto in precedenza.

Quindi l’assessore, per negligenza o per altro, ha percepito quanto non dovuto. La stessa Direzione di riferimento, colpevole anch’essa, ha pagato quanto non dovuto trascurando di dare un seguito alla nota del 2017 inviata all’assessore.

Che ora si vada a dire che si tratta di speculazione da parte di chicchessia mi sembra atteggiamento tipico di chi non sapendo come difendersi preferisce attaccare  esponendosi così ancor di più a figure barbine e magari irretire ancor di più anche chi fa di tutto per tentare di trattenere nel puro alveo politico l’intera vicenda.

Aggiungiamo anche un altro particolare significativo a questa squallida vicenda sperando che tutti quei pastorelli che ancora stanno continuando a gridare “al lupo al lupo” mentre i loro amici si mangiano le pecore, capiscano che piuttosto che urlare, alla stessa stregua di come facevano nella passata amministrazione altri consiglieri per poi alla fine capire che non era accanimento altrui ma cecità propria, guardino attentamente quegli stessi elaborati che hanno inviato alla stampa amica e si accorgano di quanto siano fuori strada.

I dipendenti comunali alla stessa stregua di altri lavoratori di enti pubblici o assimilati sono pagati il 27 di ogni mese, ossia dopo che il datore di lavoro ha usufruito delle loro prestazioni lavorative. Per i nostri amministratori (Sindaco, Assessori e presidente del Consiglio) invece non è così perché il pagamento avviene ad inizio di mese. Prima ancora di aver lavorato.

Perché? Lo potreste spiegare alla gente oltre a mandare comunicati ai propri scendiletto? Quei  scendiletto che pretendono pure di fare la morale e bacchettare. Dalle carte si evince chiaramente che il mese di marzo risulta già pagato almeno dal 14 dello stesso mese, come documenta la data della risposta del Sindaco all’interrogazione del cons. Pulli e di cui pubblichiamo a seguire la relativa documentazione giusto perché si capisca bene chi è molto spesso che “mente sapendo di mentire”.

 

 

 

 

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