“L’effetto sorpresa, arriva silenzioso, ti sorprende, ti stupisce, ti ripaga, ti fa volare oppure… non ne sentivi proprio il bisogno”.

elezioniLettere/ di D’Errico Piero

Galatina – Nessuno, tra i lettori o commentatori di professione e non, osi definire “azzardato” il paragone che nel prosieguo avrà la fortuna di leggere.

Sono cose che capitano e che io mi limito a raccontare con i miei stessi limiti. 

C’era una volta in America una tal  Hilary Clinton, moglie felicemente tradita di un già presidente degli Stati Uniti.

Cresciuta non all’ombra, ma nel cuore del potere negli ultimi venti anni e candidata qualche mese fa a diventare Presidente degli Stati Uniti.

Aveva l’appoggio del Presidente uscente, dei mass media, banche, piccola e grande industria e tutto ciò che si poteva definire in termini riduttivi “potere”.

Aveva anche l’appoggio delle donne e delle femministe che speravano nel primo presidente donna.

Il suo “nemico” uomo di grande ricchezza ma isolato e per certi versi preso anche un po’ in giro.

Uno strano colore di capelli e una pettinatura ancora più strana. Sembrava che nulla potesse contro quella che sembrava la “predestinata”.

Si aspettava solo la formalità del voto.

Di Hilary fu una raccolta fondi senza precedenti, fu lei a percorrere più chilometri andando da una parte all’altra dell’America e sue furono anche le sfide con il rivale.

Il mondo era convinto che vincesse lei ed era già tutto pronto per incoronare “Hilary  President”.

Vinse invece lui, il suo ricco e “goffo” rivale.

Lei ci rimase male ma accettò la sconfitta.

Erano tutti convinti e straconvinti della vittoria di un candidato, era nelle cose, nei mezzi, negli appoggi, invece no.

Pur con tutte le differenze sostanziali che c ‘erano vinse l’altro.

Qual è la morale della storia.

La vittoria inaspettata di chi vince è così grande che chiamarla solo vittoria è riduttivo. La sconfitta di chi inaspettatamente perde è troppo poco chiamarla solo  “sconfitta”.

Fatta questa premessa,  anche qui da noi, qualche settimana fa, è successa la stessa identica cosa, dovrei dire a questo punto “in piccolo” ma non lo dico.

Da noi ha vinto il sindaco partito sconfitto dall’inizio e rimasto tale sino al giorno prima della vittoria.

E per quasi concludere, il paragone può sembrare fuori luogo, invece è “calzante” anche come compiti: il Sindaco decide la buche da eliminare, il presidente gli Stati da eliminare.

Siamo sempre lì, più o meno. per concludere veramente vi dirò:  c’è un così detto “effetto sorpresa”, arriva silenzioso, non te l’ aspetti, ti sorprende, ti stupisce, ti ripaga, “ti fa volare”  oppure…  non ne sentivi proprio il bisogno.