Il Sedile

Lecce/La Polizia di Stato ha arrestato per estorsione aggravata dal metodo mafioso un pregiudicato, già condannato per 416 bis.

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La Polizia di Stato nel corso della mattinata del 10 ottobre ha dato esecuzione, a Lecce, a un’ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Lecce, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, nella quale vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza a carico di L.U., classe 64, soggetto indagato, a vario titolo, per i reati di danneggiamento seguito da incendio nonché estorsione, tutti aggravati dall’utilizzo del metodo mafioso.

Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip, l’odierno indagato avrebbe posto in essere una serie di condotte estorsive nei confronti di un imprenditore locale operante nel settore del noleggio con conducente, vittima di alcuni danneggiamenti seguiti da incendio che avevano riguardato le sue autovetture.

“Sono stato io ad incendiarti le macchine, se vuoi lavorare a Lecce devi darmi 10.000 euro, hai un mese di tempo” queste le parole che avrebbe ascoltato l’imprenditore allorquando l’indagato lo affrontava palesando le sue pretese, confidando presumibilmente sullo stato di soggezione e omertà che ne sarebbe derivato.

Nonostante la consapevolezza che si trattasse di un soggetto appartenete ad un’associazione mafiosa, la vittima non cedeva alle illegittime richieste tanto che, a seguito del successivo avvertimento secondo cui l’ultimatum era scaduto, purtroppo, si verificava un ulteriore evento incendiario.

Da qui ulteriori avvicinamenti anche nei confronti dei familiari della parte offesa, che, oramai giunta allo stremo, decideva di rivolgersi alla Squadra Mobile per porre un freno a quanto stava accadendo.

Attesa la gravità dei fatti in corso, gli agenti della Squadra Mobile hanno immediatamente svolto una serie di approfondimenti che hanno permesso di documentare e riscontrare una serie di avvicinamenti e “avvertimenti” alla vittima, da parte dell’aguzzino.

I poliziotti hanno potuto così documentare come l’indagato abbia agito in piena aderenza alle modalità operative tipiche delle consorterie di stampo mafioso, consapevole che la sua stessa esposizione avrebbe evocato la forza intimidatrice promanante dal gruppo di appartenenza così da produrre uno stato di soggezione, tale da costringere le vittime a subire il “potere” criminale.

L’attività investigativa, articolata in numerose riprese video, riscontrate da meticolosi servizi di osservazione, attraverso le più classiche metodologie, ha permesso di raccogliere un quadro gravemente indiziario nei confronti dell’indagato attinto dall’odierna misura cautelare, documentando anche i numerosi “avvicinamenti” alla vittima.

Su tali premesse, nelle prime ore della mattinata odierna, L.U. rintracciato presso la sua abitazione, è stato condotto in Questura per gli accertamenti di rito ed al termine delle conseguenziali formalità, è stato associato presso la locale Casa Circondariale, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Si segnala che gli accertamenti investigativi sono nella fase delle indagini preliminari, in attesa di essere sottoposti al vaglio giurisdizionale durante il processo, nel contraddittorio con la difesa.

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