Lettere/di Dott. Antonio Antonaci
Carissimo Giuseppe,
con questa mia, da cittadino di Galatina, voglio ringraziare tutti i Medici nonché la Dottoressa Farmacista, del nosocomio da te diretto, per aver portato all’attenzione della popolazione della nostra città il loro pensiero di
professionisti ai quali viene affidata quotidianamente la nostra salute e per aver raccontato il loro difficile, ma eccellente ed inarrestabile, operato.
E lo hanno fatto senza risparmiarsi, con semplicità e chiarezza, tra la gente, per la gente e a favore della gente e della sua salute; così come il Medico deve fare; sempre, carissimo Giuseppe.
È stato un regalo per tutti noi in città, per i nostri genitori, per i nostri figli.
Noi che siamo tutti preoccupati del destino del glorioso Santa Caterina Novella e del quale poco sapevamo, prima di questo incontro, circa le sue peculiarità, i servizi offerti e le competenze presenti.
Abbiamo appreso dalla viva voce dei nostri “eroi” che le problematiche
sopraggiunte nel drammatico periodo pandemico e che hanno investito, più di altri il nostro ospedale, sono state egregiamente affrontate e superate grazie al grande lavoro e spirito di sacrificio svolto dal personale tutto.
La città è grata a Voi tutti!
Più volte, inoltre, ed è bene che io lo ricordi, si è fatta menzione e reso
ringraziamento nei confronti di coloro che, da veri benefattori, hanno lasciato questo bene prezioso alla nostra comunità cittadina e non solo.
Finora ho parlato da cittadino, ora però da Medico e tuo Collega, anche per
aver avuto l’onore, come sai, di essere stato per circa vent’anni nel Consiglio
dell’Ordine dei Medici della provincia di Lecce, voglio aggiungere che quella
dei Medici in parola è stata una vera e propria attestazione d’amore verso la
nostra Professione, nei confronti del presidio presso cui la esercitano e verso il prossimo.
E mi sento di ringraziarli, senza temere smentita alcuna, a nome di tutta la
cittadinanza di Galatina e di tutti gli altri Colleghi.
Dinanzi al bene comune ed alla somma ed ineguagliabile opera ippocratica,
nella sua espressione più completa e coinvolgente, Giuseppe, noi non
dobbiamo cedere ad alcun tipo di vessazione da parte di qualche politicante
senza scrupoli e coscienza; ma spero non sia così.
La Pandemia ha insegnato, o forse semplicemente ricordato, quale è il ruolo
sociale, vero ed autentico, della classe medica, quali le sue reali responsabilità nei confronti dell’Umanità e quale l’importanza della sua funzione dinanzi all’Uomo e dinanzi a Dio.
Il Medico è prima servitore dell’Uomo e di Dio e poi dello Stato.
Noi siamo Cittadini Onesti e Medici, Giuseppe Carissimo, come lo erano i Tuoi e mio padre.
Ti abbraccio fraternamente