Il Sedile

Letture davanti al camino: “Domenica” di Piero D’Errico

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Abbiamo aperto l’ultimo panettone rimasto, un pan d’ oro che sapeva di festa, che aveva ancora il gusto del Natale, nei giorni passati abbiamo riscaldato e consumato quasi tutti gli avanzi e per restare in tema, ci siamo rifatti gli auguri di buona salute.

E ora la città sembra ferma, sembra immobile, poca gente in piazza, non è ancora tardi e in giro non c’è più nessuno.               

Del freddo del “dopo Natale” non c’è traccia e la neve sembra essersi dimenticata di noi.

Che bello che era vedere tutto intorno coperto di neve, tutto intorno imbiancato e noi che continuavamo a guardare dalla finestra se scendeva ancora o no, se si era sciolta o no.

Ed era un divertimento, erano pupazzi di neve sempre più grandi con la solita carota che faceva il naso.

Erano scuole chiuse e braciere accese e noi tutti intorno al fuoco a scaldarci, a respirare ancora quel profumo di miele e di cannella, ad ascoltare i fatti che i grandi raccontavano, storie di un’annata che magari era stata ottima oppure no.

Storie di cose che accadevano nel rione, di qualcuno che era partito, di qualche altro che era tornato, storie di emigrazione in altri paesi, di parenti e conoscenti tornati per le feste e appena ripartiti.

Restava di loro qualche pacchetto di “parisienne”e qualche pezzo di buon cioccolato insieme al ricordo delle feste passate insieme e alla tristezza per la loro partenza con quella solita valigia di cartone tenuta legata con lo spago per paura che per quanto era piena si aprisse.

Torneranno in estate per una quindicina di giorni o forse torneranno per sempre o non torneranno più.

C’era ancora intorno un’aria di festa e di allegria e sul tavolo quell’immancabile bicchierino di anice o qualche bel chicco d’uva sotto spirito per combattere il freddo.

E noi ogni tanto che correvamo alla finestra per vedere se scendevano ancora fiocchi di neve e se tutto fosse ancora coperto di bianco.

Il sole del giorno dopo sciupava la nostra allegria, restava solo qualche traccia di bianco sparsa intorno a qualche campo ed era proprio lì che noi andavamo a fare le ultime palle di neve, con le mani fredde, congelate.

E’ cambiato nel frattempo il mondo, ma il Natale fortunatamente  è rimasto fortemente legato alle vecchie tradizioni, si porta ancora dietro le stesse ricette, le stesse usanze, le stesse pietanze.

Forse prima i sapori sapevano più di casa, di mani che sapientamente impastavano, forse prima apprezzavamo tutto di  più perchè si  aspettava il Natale per assaporare un po’ di dolcezza, ma i tempi cambiano e quasi sempre ognuno di noi resta legato ai suoi tempi meravigliosi, perchè accompagnati dall’età, dai sogni,   dalla fantasia, dall’amore.

Eravamo un po’ grandicelli e ancora credevamo alla Befana, ci svegliavamo col pensiero che era ancora notte, per vedere se fosse passata e quasi sempre era passata e quasi sempre era festa.

Bastava soltanto qualche semplice cioccolatino o un po’ di caramelle a fare la nostra felicità.

Ho amato da sempre il Natale, a volte ho respirato quella sua aria magica di festa, a volte ho respirato quella sua atmosfera, a volte no, a volte neanche un po’. ma mai come quest’anno il Natale mi è sembrato così bello.

Quest’anno poi è l’anno fortunato per i “PESCI”, lo hanno detto in televisione non ricordo su quale canale, ma tanto quelli della TV non si sbagliano mai.

Meno male  !!!|

Per la verità, io già lo avevo capito, ieri ho  trovato dieci euro nella tasca del cappotto dell’ inverno scorso.

Facciamo così: facciamo una bella tirata  sino a Pasqua …….. E poi … ??

Poi ci abbandoneremo all’attesa di un’  estate perfetta.

Ciao.

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