Rubriche/di Piero D’Errico

Arrivano convinti di trovare ricchezza e benessere, quando  vedono le prime luci di terra pensano già di avercela fatta e  che il resto verrà da solo.

Così è stato loro raccontato dai trafficanti per convincerli a mettersi in viaggio.

Diventerai una star, la nuona Beyoncé, diventerai una ballerina importante. Diventerai un attore, un modello, un calciatore.

Ci saranno opportunità per tutti.

E invece no, le opportunità saranno solo per loro per gli: human traffic, trafficanti di esseri umani.

Il prezzo tra i 15/20 mila euro, la garanzia: i familiari che restano in Africa.

Sul camion si viaggia stretti, uno sopra l’altro, ma il miraggio  della ricchezza lo fa sembrare un viaggio in prima classe.

Si arriva dopo giorni in un lager libico, dove vengono ammassati, minacciati e picchiati.

Lasciati senza acqua e senza mangiare da gente senza scrupoli.

Bisogna aspettare.

Quando arriva il momento si sale su una imbarcazione che fa già acqua da tutte le parti e ci si affida a Dio.

Scorrono durante il viaggio le immagini di tutta una vita, dei familiari rimasti e a cui bisognerà pensare e poi passano davanti  le immagini di speranza per una vita migliore.

Arrivano al porto, raccolti in mare da una imbarcazione più sicura, che sono sfiniti, nei loro occhi si legge di tutto, un profondo dolore e una profonda gioia.

Passano i giorni e il sogno svanisce, la maggior parte fugge dai campi di accoglienza, trova contatti con madame o altra gente senza scrupoli arrivata prima di  loro e si trova su una strada provinciale a passeggiare, ad aspettare clienti.

E poi c’è l’amico di viaggio che sognava il Milan, a fare buongiorno davanti all’Eurospin e si sente umiliato, si sente              tradito.

Ed ognuno per avere quel posto deve pagare, se ben ricordo                           erano 300,00 euro per chi lavorava in strada meno per chi faceva buogiorno davanti ai supermercati.

Ed erano sempre donne del loro paese che passavano a riscuotere.

E intanto devono pagare il debito e  ogni ritardo è un pericolo             per i loro familiari. 

E intando devono pure mandare qualche soldo alle loro famiglie per mangiare.

E poi non arriva il permesso di soggiorno, manca sempre qualcosa, file interminabili davanti agli uffici della Questura,    non si trova una casa che non sia un garage, uno sgabuzzino o    un sottoscala chiuso da secoli e affittato da bianchi.

E intanto soprattutto per i primi giorni, si aggrappano a psicofarmaci che arrivano dal loro paese.

Sono molto restii a raccontare le loro storie, quello che si riesce    a sapere, si riesce a sapere solo per caso, ricostruendo le  loro storie  poco alla volta, unendo i puntini che collegano ogni loro frase.

Finisce così la loro speranza, per molti anche la vita.

Quelli più fortunati andranno nei campi a raccogliere frutta o pomodori alle condizioni di schiavitù che conosciamo.

Altri riusciranno a trovare un lavoro più decente, più pagato e dove  si è trattati meglio.

Resta tra di loro e per sempre, un rapporto fraterno, si aiuteranno, si cercheranno sempre, correranno ad ogni richiesta di aiuto, di soccorso.

Altri non ce la faranno mai, resteranno indietro a volte anche per loro scelta, finiranno nei punti bui delle città a vendere morte per poter mangiare, per poter sopravvivere.

C’è l’amico bianco che la fornisce.

Altri si perdono nell’ alcol e si lasciano andare in scene di straordinaria follia per strada, lungo i viali, tra la gente.

Abbiamo sbagliato tutto, la politica ha sbagliato tutto e ormai è tardi per tutto.

Sono tanti, sono troppi non riusciranno mai a integrarsi anche perchè c’è sempre un po’ di resistenza da parte loro, restano  troppo legati alle loro tradizioni, alla loro terra.

Abbiamo sbagliato tutto, abbiamo fatto male a noi in termini di sicurezza e a loro in termini di speranza.

Abbiamo accolto tutti, abbiamo accolto troppi senza che l’accoglienza poggiasse su un sistema di integrazione o di rimpatri. Abbiamo fatto male a loro e a noi.

Per questo, non è raro vederli in giro come sbandati, invisibili, senza permesso e senza lavoro, spinti in una strada obbligata che porta dritta alla delinguenza, allo spaccio e che ci fa percepire   luoghi tranquilli di una volta, non più sicuri.

Ma ormai sono qui ed io di sicuro non mi girerò mai dall’altra parte.

Non sarò mai contro di loro, o contro chiunque si trovi in condizioni di svantaggio, tutti abbiamo il diritto di sognare una vita  migliore.

Né mi sentirete mai pronunciare parole che assomiglino al disprezzo nei loro confronti.

Non mi appartengono. Non sarò più io.

La più grande eredità che i miei genitori mi hanno lasciato è quel briciolo di umanità che dà un senso alla mia vita, abbiamo lo stesso cielo e loro sono nati qualche traversa più avanti, lungo una strada alla periferia del mio stesso pianeta.