Rubriche/di Piero D’Errico

E poi un giorno ho aperto il cassetto dei sogni e mi son tuffato dentro.

Erano troppi, erano tanti, non si potevano realizzare tutti, ma  alcuni si. 

Ho lasciato aperto quel cassetto, perchè i sogni non devono stare chiusi, devono essere liberi di volare, liberi di essere realizzati.

Per qualcuno non realizzato, quanti rimpianti, ma era proprio impossibile, perchè i sogni non hanno mai confini e sono belli   proprio per questo.

Poi in un angolo dello stesso cassetto, ho trovato il diario degli errori  e mi sono sembrati molti più dei sogni. 

I miei numerosi black-out che ogni volta mi hanno fatto tornare alla casella di partenza, rimandato all’inizio.

E poi quei momenti in cui pensi di aver perso il filo e la fede. In quel diario, si susseguivano tutte d’un fiato tante cose una più bella dell’altra e poi altrettante, una più brutta dell’altra.

Mi sono torturato aspettando cose che non sono mai arrivate e mi sono apparse davanti all’ improvviso cose inaspettate, sorprese imprevedibili, cose indescrivibili.

Non so perchè mi tornano in mente di più gli errori, quell’ anno di scuola ripetuto, quella situazione non curata, quella storia rifiutata, quella faccenda dimenticata.

Quasi sempre la vita ti pone di fronte a scelte che a volte sbagli e a volte no, e le cose che indovini sono il risultato delle cose che sbagli.

Alla fine rifarei ogni cosa, rifarei tutti quanti gli errori e tutto quanto di buono insegnato dagli errori.

E a pensarci bene sono contento, mi ritengo fortunato, lasciamo tutto il mondo come sta, quello che ho avuto l’ho meritato, forse  si o anche no, quello che non ho avuto non lo meritavo, forse si  o anche no.

Alla fine, “è andata bene così”.

Ho scritto questa frase in una delle ultime pagine poi, ho chiuso quel diario e quel cassetto.