Il Sedile

Letture sotto l’ombrellone/Dal diario di Jey: I miei sogni infranti su uno scoglio liscio.

Rubriche/di Piero D’Errico

“Anche noi abbiamo sogni ed in quest’ ultimo miglio, ci sono sembrati sempre più vicini, sempre più vivi.

Stasera il mare e’ calmo, non c’è un alito di vento, forse si parte. Si, si parte finalmente.                                                                              

Siamo in tanti, 100 o forse 200 o forse più, il gommone sembra non farcela, sembra non ci possa contenere tutti quanti. 

Pazienza, ci stringeremo”.                                                                                     

Se c’è qualcosa che non avrei voluto vivere in questi “miei tempi di vita” è proprio il dramma dell’immigrazione, combattuto tra il desiderio di accoglienza e l’ oggettiva impossibilitò di poter accogliere tutti.

Insomma quel gommone si mise a malapena in moto, carico come era di tanti sogni e di tanta speranza.                                                                        

Mille e più pensieri illuminavano la notte, eravamo tutti in balia del mare, in balia dei nostri progetti, in balia di nosti pensieri, insomma eravamo tutti in cerca di “un mondo migliore”.                     

Poter mandare soldi alla famiglia, aiutare fratelli e sorelle, io avrei cercato col tempo, di farmi raggiungere dal fratello più piccolo. Particolarmente affezionato a me, con i suoi occhi piccoli che faceva fatica a tenere aperti inondati com’erano di lacrime e quella mano che mi salutava mentre andavo via, mentre sparivo tra la gente e la paura.

Arriveremo prima o poi in Italia. Eh si, l’Italia è bella, gente brava che ci darà una mano, gente accogliente e generosa.                                                    

Gente che ha il cuore più grande di questo mare.                                                  “Il rumore del motore del gommone, squarcia il silenzio della notte. Siamo in viaggio da ore, quando arriveremo, dove arriveremo, che ne sarà di noi.                                                                                               

C’è calma piatta, in lontananza si vedono le luci di altre imbarcazioni, saranno pescatori, saranno guardie, sarà altra gente che come noi insegue sogni.                                                                                            

La luna sembra disegnata, circondata da milioni di stelle ed in mezzo a un cielo limpido, a illuminare il nostro viaggio.                             

Non potevamo trovare notte più bella”.                                                                

Con le prime luci dell’alba, si vide terra, vicino a noi un’altra imbarcazione arrivata in nostro aiuto.                                                                 

Pregammo Dio ad alta voce in mezzo a quel mare che era fermo. “Le coste sono sempre più vicine, si vedono in ogni loro forma, sembrano disegnate, tra poco saremo là su quella terraferma sognata ogni notte.                      Arrivammo che era quasi alba, una delle più belle, forse la più bella della mia vita, ma forse erano i miei occhi a vedere tutto  così bello, tutto più bello.                                                                          

Fummo accolti con cura ed amore, ci diedero vestiti, ci diedero da mangiare e da bere, ci curarono, poi tutto quel gruppo arrivato su quel gommone insieme a me, si divise.                                                                       

Chi si allontanò senza dire nulla, chi fu portato in altri posti, chi rimase ancora là non si sa per quanto tempo, non si sa per quanti giorni .           Sono tornata in quei luoghi, risparmiando un po’ di qua e un po’ di là, volevo per forza tornarci.                                                                              

Ed ora son quà dove sono arrivata otto anni fa.                                             Rivedo ogni cosa, gli occhi sbarrati, increduli e lucidi di tutti noi, la nostra gioia, i pianti infiniti di gioia.                                                                   

Riconosco quello scoglio, è lì che s’è levato un urlo: CE L’ABBIAMO FATTA. DIO GRAZIE  !!!                                                                      

Sono arrivata su questi scogli disegnati dalle onde, dove si infrange un’ acqua cristallina divisa in parti uguali tra il colore verde e l’azzurro.                                                                                                          

Sono scesa dal gommone quà, su questo scoglio liscio come il marmo, da qui ho salutato Dio e la mia famiglia. Ero proprio qua si, su questa pietra, otto anni fa. E’ stato tutto più difficile, tutto più complicato.                                           

Sono stata in silenzio quando avrei voluto gridare, ho sorriso quando qualche volta avevo voglia di piangere, ho fatto finta di non capire, ho abbracciato a lungo le tante persone che mi hanno voluto e mi  vogliono bene, che mi hanno aiutato.                                              

Ho camminato su queste pietre. Si, su queste pietre disegnate e colorate dal mare, su queste pietre dove tanti miei sogni si sono infranti.

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