Rubriche/di Piero D’Errico

Avevo finito la terza elementare in quella scuola non lontana da casa mia.

Mia madre mi accompagnava ogni mattina e lei stessa tornava a riprendermi.

Gli altri due anni delle elementari, dovevo frequentarli  all’ Edificio Scolastico che era molto più lontano da casa mia.

Insomma dall’edificio scolastico a casa mia ce n’era di strada e per mia madre sarebbe stato impossibile portarmi e poi tornare a riprendermi da scuola.

Non conoscevo bene il tragitto ma per tutta l’estate tranquillizzai mia madre ed all’inizio dell’anno scolastico, le dissi: – sono pronto, vado a scuola da solo.

In realtà mi sarei messo sulle tracce di qualcuno più grande di me che aveva già frequentato l’anno prima e che conoscevo almeno di vista.

Il primo giorno di scuola cominciò col batticuore, ma andò tutto bene.

Il secondo giorno ero già più tranquillo, la paura era quasi passata, ero più rilassato, guardavo intorno ma senza mai perdere di vista il percorso.

Fu così che voltandomi indietro, non so per cosa, vidi mia madre  a qualche isolato da me.

Lei non si era neanche accorta o almeno così mi disse quando le andai incontro:

  • Mà, che fai qui ?
  • Niente ! dovevo fare un po’ di spesa per casa.

“L’ALIMENTARI”, lo aveva già superato, il fruttarolo anche e non aveva nessuna busta con se.

  • Mah !! – pensai.

E lei – dai corri, non fare tardi. Ci vediamo dopo.

  • Ciao mà -.

Fui però attraversato da un sospetto e pensai che quel sospetto avrei potuto averlo anche per il giorno prima.

Allungai il passo, lo feci sicuro e veloce, sapevo che da lontano  mi stava osservando.

Mi incamminai per le stradine del centro storico che dovevo attraversare prima di arrivare a scuola.

Non mi voltai mai più indietro, ma entrai a scuola e prima di entrare in aula, gurdai per strada dalla finestra.

Vidi mia madre che tornava indietro, tornava a casa.

Nei giorni che seguirono mi capitò di voltarmi indietro ma non la vidi più.

Di quello strano incontro con mia madre in quella mattina di un ottobre primaverile, non ne parlammo più.

Fu un po’ di anni dopo, non ricordo come che scivolò il discorso, che mi confessò che quel giorno così come il primo giorno di scuola, era molto preoccupata e per questo mi stava osservando mentre andavo a scuola, aveva paura nel caso avessi incontrato qualche difficoltà, avessi sbagliato strada, ed allora lei c’era.

Mi disse che da due isolati dietro, mi osservava, che non si  sentiva affatto tranquilla e che stava attenta a non farsi vedere.

Feci finta di cadere da quel trenino di nuvole che passava sulla nostra testa, feci una faccia un po’ così, un po’ meravigliata e un po’ sorpresa…..ma io già lo sapevo.