Il Sedile

Letture Sotto l’Ombrellone: “Le foglie secche”.

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Quel pomeriggio andai a trovare mia nonna, non lo facevo da tempo. Era come tutti i pomeriggi, seduta dietro la porta, guardava fuori, guardava quel che succedeva in quella strada. 

Nonna, che stai facendo ? -.

-Niente Piero, guardo fuori, guardo le foglie morte che spinte dal vento, rotolano in strada-.

-All’inizio erano verdi, poi sono imbrunite e poi cadute. E’ il ritmo della vita, di tutte le cose, tu sei la foglia verde, io la foglia secca che tra non molto si staccherà dal ramo”-

Rimanemmo a lungo a guardare dalla finestra tutti i colori scuri   di quella giornata uggiosa, l’acqua che scendeva lungo i vetri  della finestra, la strada deserta e le foglie secche che il vento staccava facendole rotolare un po’ di qua e un po’ di là.

Di tanto in tanto qualcuno veniva a trovare la nonna ma dopo un po’ restava sempre sola e, tutte le volte che andava a trovarla qualcuno, per lei era festa, era gioia, aveva voglia di raccontare, aveva voglia di sorridere.

E’ quasi buio, piove ancora, qualcuno passa correndo verso casa, riparandosi con l’ombrello.

Poi, finalmente non piove più e sono ancora a casa di nonna, stasera, non so perchè, mi dispiace lasciarla sola.

Accendo la TV in bianco e nero, e dopo un po’ lei mi dà un bacio e la buona notte.

Era così stanca che non riusciva più a stare sveglia.

Io  ancora lì, sapevo che era felice al solo pensiero di sapere che non era sola, che c’era ancora qualcuno con lei.

Spiai nella sua stanza per vedere se dormiva.

Si, dormiva, forse sognava o forse no, dormiva come dorme una bambina.

Vidi tra le sue mani, un fazzoletto di stoffa, dal colore si vedeva chiaramente che era bagnato.

Erano state lacrime di gioia, sicuro.

Quando si diventa vecchi, sono in pochi a cercarti e quei pochi sono sempre meno.

Qualcuno non smette mai di lavorare, qualche altro è lontano a lavorare e tu sei lì da solo a guardare fuori, a guardare quelle foglie secche che rotolano per strada.

E quando senti bussare, corri ad aprire, è un figlio o un nipote o una vicina e non te l’aspettavi.

E allora non sai più cosa offrire, togli fuori tutto quello che hai.

Quando arrivò l’ora di andare via, chiusi lentamente la porta, non volevo fare rumore, non volevo svegliarla.

Ancora qualche lampo ma non pioveva.

Andai via saltando qualche pozzanghera e non accorgendomi di qualche altra ci andai a finire dentro.

Era autunno, la strada era piena di foglie morte.

Mi tornarono in mente le parole di mia nonna:

“Amore, vedi quelle foglie ?

Qualche tempo fa erano verdi, erano afferrate a un ramo, erano belle ed abbellivano quell’albero.

Chiunque passava davanti, non poteva fare a meno di ammirarlo.

Poi quelle foglie sono seccate, ingiallite, imbruttite.

Poi si sono staccate dall’albero e sono cadute, si sono staccate dalla vita.

Io leggo in quelle foglie il percorso di ogni vita”.

Ero arrivato già a casa, le scarpe piene di fango, un po’ bagnato e un po’ sudato.

Era buio, non pioveva più e il vento aveva trascinato le foglie secche lontano, poi le aveva rotolate e affidate ad un rigagnolo al lato destro della strada che le portava via non so dove.

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