Rubriche/di Piero D’errico

Veramente affezionato, anche se non ho mai capito perchè, non ho  mai capito cosa vedeva in me.

Ero solo un po’ più bianco di lui.

Quando andavo a trovarlo e arrivava il momento che dovevo andarmene, era sempre un problema, dovevo studiare una  strategia per non farlo piangere.

E a volte preferivo fare tardi o rimandare.

Quando mi capitava di accompagnarlo a casa non mi lasciava più piede, mi teneva per mano, chiamava l’ascensore, e forse ricordando quella volta che mentre lui, non da solo, saliva, io volutamente restavo fuori per andarmene via.

Da quel giorno saliva sempre dopo di me e scendeva sempre  dopo di me. Una volta in casa, mi prendeva le chiavi della macchina,  mi faceva togliere il cappotto ed allora era tranquillo, mi sarei fermato ancora con lui e quando per qualche motivo mi alzavo in piedi, era lì, vicino a me a capire se volevo andare via o meno e magari fermarmi.

Non sono state poche le volte che sono andato via che piangeva e il suo pianto lo sentivo arrivare dal terzo piano mentre andavo via in macchina.

Tre anni da poco ed è ancora fortemente legato a me. 

Quando non mi vede, prende suo padre o sua madre li avvicina alla porta: …… andiamo Peo.

Innamorato delle CAR (macchinine) FIRE (camion dei pompieri) POLICE (macchina polizia) TRAIN (treni).

Lo portai con me a Venezia.

Eravamo in giro in gondola nei canali più stretti e più nascosti,  tra tanti pesci morti intorno e palazzi che sembravano galleggiare nell’ acqua.

Quella parola echeggiò in quel silenzio mentre era in piedi a poppa della gondola: Peo…pipì.

Il gondoliere parcheggiò e il primo bar non era lontano.

Il tempo di tornare, ed eravamo tutti a letto con la febbre.

Per alcuni giorni non fu più interessato né a me né alle car.

Quando guarì, tutto ricominciò come prima.

Evidente il mio imbarazzo quando dovendo abbracciare qualcuno in presenza anche di altri, sceglieva sempre me, era come se gli altri non esistessero.

Oppure quando c’era da scegliere con chi andare o con chi prendersi, non aveva dubbi: …con Peo.

E che dire di tutte le volte che mi ha aspettato, che non voleva togliersi il cappotto perchè convinto che Peo sarebbe passato a prenderlo e invece Peo quella volta non e’ arrivato.

E delle volte che mi ha guardato sparire dietro l’angolo e forse anche un po’ dopo, mentre i suoi occhi diventavano rossi. 

E di tutte le volte che non sono passato da casa sua, per non turbare la tranquillità che aveva e che avrebbe perso nel momento in cui me ne sarei dovuto andare.

E mentre lui cresce ed io, come cantava Battiato, sono ancora alla  ricerca dell’ alba dentro l’ imbrunire, e mentre lui comincia a scegliere i Jeans e le felpe da indossare ed io indosso le prime cose che mi capitano a portata di mano. E mentre lui comincia a  preferire le cose da mangiare ed io mi accontento di ciò che trovo, scorrono davanti pezzi di vita già passati che si ripetono .

Ti ritrovi dentro un film già visto, ti ritrovi in un CAST diverso ma con la stessa autenticità e passione di quando quegli stessi atteggiamenti, quelle stesse attenzioni le avevi con tuo figlio allora piccolo, ma ormai trentenne.

E’ proprio vero, certe volte Dio riesce a fare cose magnifiche.

E’ cresciuto e quando ora mi vede andare via mi chiede: “work ??”  “Si work” rispondo io. Ed allora mi manda un bacio ma non piange più.

Ed io un po’ ci resto male !!.