Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico
E’ durata dieci minuti, l’ovazione riservata ad ALAIN DELON, nel corso della sua premiazione con la PALMA D’ORO alla carriera, a CANNES.
E lui l’affascinante ottantatreenne si è commosso come raramente gli è successo.
Lui “mito”, “icona” degli anni 70/con la sua bellezza esagerata, il suo sguardo da duro e una vita avventurosa e spericolata.
Aveva 17 anni quando si arruolò come “paracadutista” nella spedizione francese in Indocina, qualche anno dopo arrivò al cinema quasi per caso.
Ha segnato la mia generazione con i suoi film, diretti dai più grandi registi che ieri ha ricordato dedicando a loro la PALMA D’ORO ricevuta.
“Considero questo premio come la fine della mia carriera e della mia vita” ha detto durante la premiazione davanti a una folla che gli urlava tutto il suo disappunto sulla frase.
L’avrei fatto anche io se solo mi fossi trovato là.
Ci sono tante persone nella vita, che ami per come sono, quello che fanno, per le emozioni che ti danno, per i ricordi che ti fanno affiorare.
Tante storie che ti avvertono di quanto tempo è passato.
E quando poi devi farne a meno per un qualsiasi motivo, è come se ti lasciassero un vuoto, come se insieme a loro si chiudesse anche un pezzo della tua vita.
Quel pezzo fatto di sogni e fantasia, di film, di poster e vent’anni.
Ti sembra mancare qualcosa, ma forse ti sbagli.
Forse ti mancan solo quegli anni.