Sul farmaco generico si è giunti ad un punto fermo grazie ad uno studio osservazionale retrospettivo di Assogenerici Giraudi.
Dopo anni di polemiche, di distinguo e di incertezze alimentate anche dalla stessa classe medica, un punto fermo arriva da uno studio osservazionale retrospettivo di Assogenerici Giraudi. Tale studio, eseguito con il contributo incondizionato di ‘Doc Generici’, è stato condotto analizzando i database amministrativi dal 2008 al 2011, relativi a 350 mila pazienti appartenenti a cinque Asl lombarde (Bergamo, Lecco, Milano città, Milano 2-Melegnano, Pavia) che raggruppano circa 4 milioni di persone.
Ha confrontato popolazioni in trattamento con farmaci brand o col relativo ‘generico’, analizzando 6 molecole specifiche per 6 aree terapeutiche: dislipidemia (simvastatina), ipertensione (amlodipina), cardiologia (propafenone), psichiatria (sertralina) osteoporosi (alendronato) diabetologia (metformina).
“I dati preliminari – dice Enrico Agabiti Rosei (Università di Brescia) – dimostrano sostanziali uguaglianze nell’utilizzo dell’amlodipina generico o di marca in circa 120 mila pazienti; stesso risultato nell’utilizzo della simvastatina nel campo delle dislipidemie”
Anche per il propafenone, farmaco antiaritmico per la prevenzione della fibrillazione atriale – osserva Alberto Margonato (Università Vita Salute San Raffaele) – lo studio non mostra differenze significative fra il generico e il branded. Così pure per la sertralina, secondo Claudio Mencacci (Presidente Società di Psichiatria) controllata su 35 mila pazienti. Lo stesso per l’alendronato – dice Carlomaurizio Montecucco (Università di Pavia) – controllato su 20.711 pazienti. Nel diabete, secondo Roberto Trevisan (Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo) sembrerebbe che i pazienti dimostrino addirittura una maggiore aderenza alla terapia col generico, perché costa meno.
Sono dati – per Giorgio Colombo (Università di Pavia)- che danno ragione a Paesi europei come la Germania dove si privilegia il farmaco equivalente con un consumo pari al 60-80% del mercato, contro il 15% dell’Italia, penultima in Europa, davanti alla sola Grecia. ”Ma il farmaco generico – conclude Colombo – può portare a un aumento dell’efficienza dei sistemi sanitari e aumentare la proporzione della popolazione che beneficia di una copertura sanitaria, oltre che contribuire a un risparmio di spesa che può andare a finanziare la ricerca di farmaci innovativi”.
L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) è ”in prima linea nella promozione dei farmaci equivalenti”. Lo sottolinea la stessa Aifa in un comunicato, definendosi ”costantemente impegnata a promuovere la cultura e la penetrazione dei farmaci equivalenti nel nostro Paese”. ”Il lavoro incessante e scrupoloso di verifica e certificazione della qualità e dell’appropriatezza di tutti i farmaci, compreso gli equivalenti, che vengono prodotti e venduti nel nostro Paese – afferma l’Aifa – ha reso la filiera italiana del farmaco tra le più sicure del mondo occidentale”.
L ’attenzione specifica che l’Aifa rivolge alla ”promozione dei medicinali a brevetto scaduto, al punto da farne uno dei suoi mandati istituzionali, ha portato in pochi anni – rileva la nota – a un significativo incremento d’uso di tali prodotti testimoniato dall’ultimo Rapporto OsMed: nel 2012 i farmaci a brevetto scaduto hanno rappresentato il 62,1% delle dosi prescritte e il loro consumo è risultato in aumento del 10,6% rispetto al 2011”. L’Agenzia si augura che ”tutti gli operatori sanitari siano al suo fianco nella diffusione della cultura dei farmaci equivalenti, anche perché spiace constatare che ancora oggi – conclude la nota – ci sono soggetti che, per mancanza, ingiustificata, di conoscenze, alimentano quella disinformazione che ostacola la diffusione dei farmaci senza brevetto”.