“La nostra lista è il simbolo di una militanza che si perde nel tempo”
Galatina – Hanno cercato in tutti i modi di cancellarci, ci hanno deriso e insultato e in un sistema “marcio” ci hanno additato come il “marcio”. E in quel sistema marcio hanno colpito soprattutto noi. Un’ondata di “giustizialismo e falsità” cavalcata da partiti ancor meno onesti ha lasciato morire un nostro compagno in esilio. L’unico.
Pur riconoscendo le nostre colpe, pur riconoscendo e condannando la “non moralità” di tutto quel sistema, hanno mirato solo a noi, non al sistema.
Hanno sbagliato, hanno fallito, non sapevano che la storia non si cancella, che le idee si diffondono, non puoi chiuderle, non le puoi soffocare, non sapevano che le idee non puoi metterle in un recinto, le idee “volano”.
Io ho vissuto quei momenti “grigi” quando un sospetto diventava certezza.
Poi abbiamo ripreso da dove avevamo lasciato, dallo stesso punto, pronunciando sempre quelle parole “socialismo”.
Abbiamo spostato le macerie e siamo andati avanti. Quelle macerie ci danno ancora la forza per gridare “giustizia” per spiegare che noi avevamo ragione, che altri sono arrivati tardi. Troppo tardi.
La nostra lista per esempio è il simbolo di una militanza che si perde nel tempo, il simbolo di un’idea che si trasferisce dai padri ai figli, il simbolo di un’idea che speravano di cancellare e che invece è destinata a crescere.
Nel frattempo è cambiato il mondo ma:
NOI SIAMO ANCORA QUA’.