Cronaca/di p.z.
Hanno molte cose in comune Alessandro Di Silvestro, 25 anni, e Federico de Lorentis, 28 anni. Ambedue sono galatinesi purosangue, ambedue vivono da qualche anno a Milano. Il primo da 4 anni il secondo da otto.
Ambedue hanno un curriculum di studi artistici presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera ed ambedue hanno una grandissima passione per la bici, il campeggio ed il contatto con la natura.
Non contenti delle solite scampagnate e gitarelle, durante le festività natalizie, hanno maturato un progetto più impegnativo ed in linea con le loro passioni: fare il percorso Milamo – Galatina in bicicletta attraversando strade e sentieri poco conosciuti, lontani dalle arterie stradali ad alta densità di traffico e pernottamenti in campeggio o “dimore” improvvisate.
Dopo aver studiato nei minimi particolari il percorso i nostri “bicinauti” il 20 giugno 2022 hanno inforcato la bicicletta e da Milano si son messi a pedalare per dieci giorni sino al raggiungimento della meta finale.
Il 30 giugno ad attenderli all’arrivo, ad accoglierli e stringerli in un caloroso abbraccio, c’erano i parenti e gli amici. Incuriositi da un’esperienza così originale abbiamo rivolto ai due ragazzi alcune domande.
Cosa è vi è rimasto di questa impegnativa esperienza?
“Ci piace citare due cose, una positiva ed una negativa. La positiva è stata quella del tratto Ortona – Vasto. Circa 40 km di pista ciclabile conosciuta come “La ciclabile del Trabucchi” in cui si vive in un contatto totale con la natura. Si pedala a cavallo tra campagna e mare. La costa è punteggiata da caratteristiche palafitte sul mare un tempo adibite per la pesca dagli abitanti della zona. Oggi, per la maggior parte di esse, vige uno stato di abbandono totale fatta eccezione per qualcuna che ristrutturata è stata adibita a ristorante o bar”.
E quella brutta?
“E’ stato decisamente il tratto Poggio Imperiale – Barletta. Si tratta di una strada che costeggia il Gargano senza mai addentrarsi nel promontorio denominata “Pedegarganica”. Sono circa 80 Km di percorso campestre in zone quasi completamente disabitate. Solo sterminate distese di grano, sotto una temperatura di circa 45 gradi e pochissima acqua da centellinare perché non esisteva alcuna possibilità di approvvigionamento”.
Alquanto duretta eh?
“Dica pura durissima, è stato il peggior momento dell’intero viaggio e c’è stato bisogno di tutta la nostra forza di volontà e di resistenza fisica per superare le criticità del momento”.
Qualche ilarità o peculiarità?
“Una sera eravamo giunti in una zona in cui non esisteva alcun tipo di struttura ricettiva. Ci salvò l’ospitalità, e la “misericordia divina” sotto le vesti del parroco della zona, che ci autorizzò a dormire all’interno della Chiesa. Dobbiamo aggiungere, a proposito di peculiarità, che tra le cose più belle c’è stato il contatto ed il dialogo con tante bravissime persone di ogni parte d’Italia, tante culture diverse, tanti modi di vita diversi, unite da un unico fattore collante: la lingua italiana. Ed è stato bellissimo, oltre che istruttivo, notare come la stessa lingua acquisiva tonalità e cadenze diverse man mano che ci allontanavamo da una regione e ci avvicinavamo sempre più ad un altra”.
Se il vostro entusiasmo è il termometro della situazione mi sembra di capire che questa non sarà la vostra ultima avventura
“Sicuramente no, stiamo studiando nuovi percorsi più impegnativi che da Milano ci conducono verso Nord. Francia, Olanda, Inghilterra gli obiettivi. Bisogna però preparare tutto molto bene perché tra gli altri avremo un ostacolo, non da poco, in più: la lingua”.
In bocca al lupo ragazzi e per ora, buone vacanze.