Secondo Coldiretti l’Italia deve continuare a battersi perché l’olio tunisino non danneggi la produzione italiana

OlioCronaca/ di Coldiretti Puglia

Bari – L’approvazione da parte dell’Europarlamento di due dei quattro emendamenti che impongono l’obbligo di origine del prodotto importato e il divieto di proroga del provvedimento sono certamente da leggere positivamente, soprattutto consentono di guadagnare altro tempo, dato che ora il provvedimento dovrà essere riesaminato dal Consiglio Ue.

Ma l’Italia deve continuare a battersi, perché è un enorme errore l’accesso temporaneo supplementare sul mercato europeo di olio d’oliva tunisino a dazio zero, 35mila tonnellate extra per il 2016 e altrettante nel 2017, oltre alle 56.700 attuali, che porta il totale degli arrivi “agevolati” annuale oltre quota 90mila tonnellate, praticamente tutto l’import in Italia dal Paese africano. L’importazione riguarderebbe, tra l’altro, tutti i tipi di olio di oliva tunisino per cui non devono essere rispettati i requisiti ambientali e fitosanitari rigidi cui i prodotti europei devono attenersi, immettendo sul mercato italiano prodotto di discutibile qualità e sicurezza alimentare, oltre a creare una evidente quanto sleale e concorrenza.

Per questo il Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, a chiedere con forza di dare completa applicazione alle norme già varate con la legge salva olio, la n. 9 del 2013 e di accelerare il percorso del disegno di legge che reca le “nuove norme in materia di reati agroalimentari” elaborato dalla commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, magistrato e presidente del comitato scientifico dell’osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.

“Di fronte al moltiplicarsi di frodi con le indagini che hanno coinvolto anche grandi gruppi per olio di bassa qualità venduto come extravergine o quello straniero spacciato per italiano – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – bisogna stringere le maglie della legislazione per difendere un prodotto simbolo del Made in Italy e della dieta mediterranea e togliere il segreto sulle importazioni di materie prime alimentari dall’estero perché sapere chi sono gli importatori e quali alimenti importano rappresenta un elemento di trasparenza e indubbio vantaggio per i consumatori e per la tutela del ‘made in Italy’ agroalimentare. Il flusso ininterrotto di prodotti agricoli che ogni giorno dall’estero attraversano le frontiere serve a riempire barattoli, scatole e bottiglie da vendere sul mercato come Made in Italy”.

E’ una operazione di trasparenza che va fatta, considerato che a livello mondiale si registra un aumento costante del consumo di olio di oliva che ha fatto un balzo del 50 per cento negli ultimi 20 anni, mentre nel corso dell’ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute più rapidamente delle esportazioni, confermando il sostanziale deterioramento della posizione competitiva della filiera pugliese sui mercati esteri. Le importazioni complessive di oli di oliva ammontano in media a circa 87.000 tonnellate, di contro le esportazioni si aggirano sulle 38.000 tonnellate.