Rubriche/di Luigi Mangia
La grazia a Patrick Zaki concessa dal dittatore Al Sis è semplicemente uno scudo a scacchi per avere consenso internazionale e aiuti per risolvere i gravi problemi interni, a partire dall’opposizione sociale.
Le carceri dell’Egitto sono piene di migliaia di oppositori al regime, innocenti che pagano ingiustamente l’opposizione al governo. Il dittatore egiziano, con questo provvedimento, pensa di poter avere aiuti ed in particolare di essere supportato per risolvere il problema del grano dell’Ucraina che non gli arriverà più. L’Egitto rischia la fame che interesserà milioni di poveri.
Oggi, all’aeroporto di Roma, arriverà Patrick e per tutti noi è una festa, una vittoria dell’Università di Bologna, della società civile, del mondo della cultura, dell’associazionismo. La battaglia per il rispetto della libertà e dei diritti fondamentali deve continuare con più forza, con più determinazione che la concessione della grazia a Patrick non deve oscurare.
In fine bisogna ricordare che la grazia a Patrick è un gesto strumentale, Patrick Zaki, infatti, non aveva commesso nessun reato, è stato accusato di aver diffuso false notizie, semplicemente per aver scritto e pubblicato un articolo sulla persecuzione della minoranza copta nel suo Paese. La mobilitazione deve continuare per liberare chi ingiustamente vive in prigione e soprattutto per avere giustizia su Giulio Regeni, questa sì una morte che ha un significato politico più profondo, che il dittatore Al Sis non vuole risolvere; infatti, fino ad oggi ha negato qualunque collaborazione al Governo e ai Magistrati italiani.