Commovente l’intreccio di ricordi giovanili tra due “amici” uniti dalle “frequenze” ma divisi dalla politica e da qualche casetta di legno.
Rubriche/Opinioni/di Veronica Romano
Galatina – Ho avuto l’onore e il piacere di leggere la “filastrocca” del consigliere Vito Albano Tundo, e francamente sono rimasta sorpresa.
Non pensavo arrivasse a tanto e come estensione “letteraria” e come “contenuti”, contenuti nella estensione letteraria stessa.
Commovente l’intreccio di ricordi giovanili tra due “amici” uniti dalle “frequenze” ma divisi dalla politica e da qualche casetta di legno, sparsa qua e là in piazza, per dare un tocco natalizio, e che, se la cosa può interessare a qualcuno, trovo molto belle.
Non mi sembra, tra l’altro, che tolgano visuale e panorama ai negozi che già ci sono nei pressi.
Non so, consigliere Vito Albano Tundo, se leggerà o meno il mio articolo, visto quanto nella sua lettera afferma.
Se non lo farà, non mi sentirò offesa, anzi riterrò la sua non lettura, un privilegio e nello stesso tempo uno sbaglio: avrebbe molto da imparare.
Le chiedo soltanto una cosa: a parti inverse, se cioè le stesse cose fatte da voi, le avesse fatte una maggioranza diversa, voi come opposizione cosa avreste detto? Cosa avreste fatto?
Avreste provato, magari senza riuscirci, ad indignarvi almeno un po?
Il fatto è che siete così ubriachi di clientelismo, che oramai lo praticate senza accorgervene, inavvertitamente, quasi involontariamente.
Io, consigliere Vito Albano Tundo, continuerò a leggerla tutte le volte che scriverà qualcosa, lo farò con piacere, ma solo per imparare ad essere politicamente diversa, solo per imparare come, politicamente, non vorrò mai essere.