Il consiglio è quello di conservare traccia dell’impiego del denaro contante a seguito di prelievo o versamento.
Cronaca/ di avvocato Stefania Isola
Da pochi giorni chiunque prelevi dal conto corrente una somma superiore a mille euro in un giorno o a cinquemila euro in un mese, potrebbe essere “attenzionato”, come si dice in linguaggio burocratico, da parte dell’Agenzia delle Entrate.
L’idea è quella di porre un limite alle operazioni bancarie oltre il quale scatterà automaticamente la presunzione di una violazione a meno che il contribuente non riesca a dimostrare il contrario.
Questo è quanto si afferma in un emendamento al decreto fiscale che rischia di costituire uno spauracchio per chiunque. Malgrado la normativa sulla tracciabilità dei pagamenti stabilisca che l’uso dei contanti è vietato solo a partire da 3.000 euro e nonostante i chiarimenti del Ministero secondo cui tale limite non si applica a prelievi e versamenti sul conto corrente (per i quali non vi è alcun tetto), la nuova norma vorrebbe imporre un vincolo per combattere l’evasione fiscale.
In altre parole, pur essendo teoricamente liberi di usare i nostri soldi come vogliamo, in realtà la situazione è diversa: salvo per i professionisti (per i quali sussiste una sentenza della Corte Costituzionale che li salva da questo regime), tutte le volte in cui una operazione bancaria non può essere giustificata al fisco, l’Agenzia delle Entrate può presumere che, dietro l’operazione, si celi un’attività non lecita.
Con il conseguente recupero a tassazione di quel reddito.
Se la legge è chiara per gli imprenditori, la possibilità di un accertamento fiscale per prelievi o versamenti consistenti di denaro sul conto non ha salvato, in passato, il lavoratore dipendente. La giurisprudenza infatti ammette, solo dove però vi sia il fondato sospetto, anche accertamenti bancari sui risparmiatori. Se la norma dovesse diventare legge, il consiglio è di conservare traccia dell’impiego del denaro contante a seguito di prelievo o versamento.
La nuova regola vuole imporre un limite numerico per le presunzioni sui prelievi degli imprenditori: l’ipotesi che il prelievo si trasformi in ricavo verrà rafforzata al superamento di limiti giornalieri e mensili fissati, rispettivamente, a 1000 e 5000 euro.
Il legislatore vuole affermare che la norma in questione varrà come presunzione contraria al contribuente, per i prelievi non giustificati, e scatterà solo al superamento del limite giornaliero o mensile.
La presunzione legale opererà soltanto per le somme che superano tali importi, in relazione alle quali si ritiene resti possibile fornire la prova contraria dimostrando “la loro coerenza con il tenore di vita rapportato al volume d’affari dichiarato”.