Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico
Lui aveva la fortuna di poter lavorare da casa. Lei no, non poteva, ma se anche avesse potuto, forse non l’avrebbe mai fatto.
Lei era una di quelle persone che per tutto quel periodo furono chiamate “eroi” e lei lo era davvero.
Senza tregua, lavorava giorno e notte e lui conoscendola, mai un lamento, mai un richiamo per quel suo modo incessante di lavorare.
Per lei era come un obbligo, un obbligo morale, sarebbe andata a lavorare anche se non l’avessero pagata, magari sarebbe stata una volontaria, ma sempre in prima fila.
Era così, altruista senza fine, e lui la apprezzava anche per questo.
Fu lui che ormai da settimane vestiva solo col pigiama e girava e rigirava per la casa, ad accusare una sera un lieve mal di testa e dei chiari sintomi di
stanchezza.
Dovuta forse allo stare chiuso in casa, alla noia che cominciava a manifestarsi, pensò. Non disse nulla.
Fu lei che vedendolo rosso in viso, lo obbligò a misurare la temperatura.
La temperatura si fermò sul 38 e lei chinò il capo angosciata ma senza farsi notare.
Positivo lui. Positiva lei.
Era stata lei ad averlo contagiato, lui lo sapeva ma a lui non importava, lo considerava addirittura un gesto d’amore e per questo era felice.
Lei invece non riusciva a farsene una ragione, proprio lei che a differenza di lui continuava a stare bene.
Fu appunto la quarantena a tenerli lontani come mai era successo prima e mentre lei continuava a stare bene, lui continuava a peggiorare e salutarla sempre più a fatica quando la vedeva attraverso l’oblò.
Non mostrò mai le sue lacrime che furono tante, si mostrò sempre sorridente mentre lui continuava a salutarla sempre con più difficoltà.
Aveva trasmesso la malattia alla persona che più amava, alla persona che da più di 30 anni adorava.
Non riusciva a spiegarselo, non riusciva a perdonarsi.
Non le fu possibile neanche salutarlo, non le fu possibile stargli vicino al momento della morte, non le fu possibile stargli vicino al momento di più
bisogno, non le fu possibile stargli vicino negli ultimi istanti.
Vide passare la bara sopra un camion dell’Esercito che era diretto in un paese vicino.
Era già sera, le luci accese, le strade vuote, tanto silenzio e ancora di più tristezza.
Tornò al suo reparto quasi subito, e da allora sino alla fine, non si fermò un solo attimo, neanche per mangiare, neanche per dormire.
Ne salvò tanti, tanti altri morirono tra le sue braccia, ma non mollò mai.
Voleva salvare, salvare, salvare. Salvare la vita delle persone e quando uno guariva, era felice, aveva vinto, quasi urlava di gioia.
Quando fu tutto alle sue spalle, non passò giorno che non vide le sue lacrime, non passò un solo giorno in cui non chiese perdono.
Lui, l’aveva già perdonata.