Mi svegliai senza fretta, era estate, né la sveglia né mia madre a rincorrersi con una impressionante sequenza ritmica.
Prima la sveglia che suonava, pochi secondi dopo la voce di mia madre: “alzati che è tardi”.
Ero solo in casa, tutti usciti, chi era dai vicini chi al lavoro: “che importa?”.
Feci una bella colazione, fuori il sole splendeva troppo, ed io: “sarà una magnifica giornata, sarà divertente, sarà bollente”.
Mi girai e mi rigirai in casa, avevo sempre da fare, da sistemare figurine, francobolli e cartoline, leggere corriere dei piccoli, Blek, Capitan Miki e Topolino.
Quando alzai gli occhi, mi accorsi che il cielo si era un po’ oscurato, non c’era più tanta luce: – “il tempo si è guastato”- pensai, ma tanto a me non interessava.
Mi interessò però sul più tardi.
Vidi il cielo buio, quasi nero, del sole più nessuna traccia. -Temporale!! pensai.
Aprii la porta di casa per guardare bene cosa succedeva al di là di Topolino e vidi le luci accese dei lampioni e la luna che prendeva il suo posto nel cielo.
Erano intanto quasi tutti tornati a casa, e mia madre mi diede la conferma, cominciò a preparare la cena.
Non dissi niente a nessuno, solo avvertii una sensazione di stranezza e anche di bruttezza. Non ero a abituato a dormire il pomeriggio.
M’ero svegliato che mi sembrava mattina ed invece era un caldo pomeriggio di luglio, aspettavo che il sole si alzasse e invece andava a calare dietro quel solito campanile, aspettavo il “tempo” di una intera giornate e quella mia giornata durò solo un “pomeriggio”.
Ma forse era stato l’universo a confondersi, forse il cielo, forse quel mattino arrivò in ritardo o forse non arrivò mai.
Ci rimasi male e per tutta la sera mi sentii come “sottosopra”.
Stentai a prendere sonno e il mattino seguente appena mi si aprirono gli occhi fui assalito da un dubbio: mattina o pomeriggio!. Questa volta indovinai.
Sarei andato nell’edicola del mio rione a comprare un “giornalino” che non avrei cominciato a leggere per strada.
Quella volta ero così impegnato nella lettura che non mi accorsi di una persiana aperta che sporgeva per strada e che per poco non rompevo con la testa.
Quel bernoccolo rimase un segreto, coperto com’era dai miei capelli.
Sarei “salito al paese” soltanto per guardare la vetrina di una cartoleria che esponeva francobolli, furono per anni la mia passione.
Avrei fatto il giro dei vicini per vedere se avevano cartoline vecchie da buttare.
Avrei comprato tutto ciò che mia madre mi avrebbe detto.
Il tempo c’era, era ancora mattina. Sicuro.