Recital ispirato all’album “Via Paolo Fabbri 43”, mercoledi 13 agosto a Galatina.

GucciniEventi/ di p.z.

Galatina – Incentrato sulla trattativa Stato-Mafia che portò alla strage di via D’Amelio, delle case occupate dagli squatters a Torino e dei suicidi legati a quella vicenda, di Franco Basaglia e del suo modo di vedere la psichiatria, dei professori che non giurarono fedeltà al regime fascista, di Salvatore Borsellino….

“Via Paolo Fabbri 43” 

Guccini pubblicò questo album nel 1976 ma già nel 1974 aveva scritto i primi brani. Ci vollero due anni di gestazione prima che l’album fosse consegnato ai discografi per essere pubblicato. In questo album Guccini cambia il suo modo di fare musica, il suo album non ha un filo conduttore, sono flash assembblati , pezzi staccati di vita, musica e società.

“Piccola storia ignobile” è il primo brano , l’aborto il suo argomento. Un brano cupo, triste, impregnato di sofferenza, dove si coglie a piene mani  l’indifferenza che l’opinione pubblica spesso riserva alle tragiche “storie di vita quotidiana”. Argomento delicato di cui lo stesso autore ammise le difficoltà avute per la sua stesura.

“Canzone di notte n.2” è il secondo brano. Il sapore peccaminoso della notte e dei suoi vizi: il vino, gli amici, le canzoni: goliardia e riflessioni sull’esistenza, sul pensiero e sulla politica.

“L’avvelenata” è il brano più famoso quello che diventerà il suo cavallo di battaglia. E’ la rivolta contro gli stereotipi. il manifesto di protesta contro l’epoca e contro chi ha voluto vedere in Guccini un profeta, un dispensatore di verità, lui si considera solo un cantastorie da osterie.

“Via Paolo Fabbri 43” é un blues strascicato, una presa in giro. È ironia su quello che l’autore potrebbe fare o potrebbe essere, oppure un elenco di scuse per non dover fare od essere.

“Canzone quasi d’amore”  l’adoro. E’ un brano di coinvolgente dolcezza. È la ricerca di vestire di concretezza le illusioni che ognuno si costruisce, quando in fondo “…vivere é incontrarsi, aver sonno, appettito, far dei figli, mangiare, bere, leggere, amare, grattarsi”. Vita di ogni giorno.

In conclusione vi è “Il pensionato” uno sguardo sulla quotidianità quando la vita affronta il viale del tramonto. I personaggi che stanno a cuore a Guccini gli esclusi, gli emarginati, non per scelta, ma per circostanze sociali.

Un album in cui Guccini non ha dato, musicalmente parlando, il meglio di se ma culturalmente e narrativamente è un album che va “letto”, meditato ed interpretato.