Cronaca/Attualità/di Confartigianato Lecce
Margini di guadagno ridotti e impossibilità di svolgere il lavoro. È la denuncia di Confartigianato Lecce che interviene in merito al problema dei rincari sui prezzi delle materie prime che sta mettendo in grave difficoltà tutto il comparto artigianale salentino legato all’edilizia.
«Le imprese del nostro territorio stanno soffrendo le conseguenze dell’aumento dei costi delle materie prime – afferma Luigi Marullo, presidente categoria costruzioni Confartigianato Lecce -. I rincari hanno colpito tutto il territorio nazionale e il Salento non è immune da questo problema. Parliamo di rincari importanti, registrati soprattutto negli ultimi mesi. Solo per citarne alcuni, i prezzi del ferro sono lievitati del 100%, così come quelli per i materiali dei cappotti esterni. Sono cifre astronomiche. L’aumento dei costi riduce l’utile per l’imprenditore, che rischia di dover lavorare in perdita o magari di dover chiudere il cantiere già in corso».
Secondo uno studio elaborato da Confartigianato Imprese i rincari maggiori si registrano per i metalli di base con +65,7% tra marzo 2020 e marzo 2021. Particolari tensioni per minerale di ferro con rincari annui del +88,1%, seguito da stagno (+77%), rame (+73,4%) e cobalto (+68,4%). E ancora zinco (+46,7%), nickel (+38,5%,), alluminio (+36,%), molibdeno (+32,4%). Allarme anche sul fronte delle materie prime energetiche, i cui prezzi a marzo 2021 aumentano addirittura del 93,6% su base annua.
«Il rischio per le aziende – spiega il presidente Marullo – è di dover abbandonare le commesse perché non generano più utili ma perdite o perché non si riesce a onorare le consegne per insufficienza di materie prime, oramai introvabili e carissime».
Per questo motivo Confartigianato Lecce sollecita il Governo affinché possa mettere in campo misure urgenti che possano ristabilire l’equilibro tra domanda e offerta.
«Il
meccanismo di compensazione, previsto del decreto Sostegni bis proprio
per mitigare l’aumento dei prezzi dei materiali da costruzione, non avrà
effetto sui contratti privati ma riguarderà solo le aziende
appaltatrici di opere pubbliche – conclude il presidente Marullo -.
Questo è un grave danno per piccole e medie imprese del settore
considerando che la maggior parte dei cantieri oggi attivi riguardano i
privati. Attendiamo un intervento risolutivo da parte del Governo per
evitare la paralisi del settore. In ballo c’è la ripresa e la
sopravvivenza dell’intero comparto».
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