Il Sedile

Ripartire con la gioia negli occhi.

Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico

Ci tocca vivere una seconda Pasqua uguale, che sia almeno strapiena di “speranza” e che la stessa “speranza” sia il regalo più grande.

Sono sicuro che in questo mondo così perfetto, nulla succede per caso e quel che succede non per caso, serve sempre a qualcosa.

Qualcosa che potrà sembrare una tortura, o qualcosa che ci sembrerà una fortuna.

Sono essenziali entrambe e servono a tenere in piedi il mondo.

Ci vorrà tempo per capire, per avere una spiegazione, la spiegazione ce la darà il tempo, quando vedremo come sarà il “mondo dopo”, il “mondo più avanti”.

Senza volerlo, siamo capitati in una storia che resterà per sempre, non abbiamo combattuto, ma non ci siamo neanche arresi.

C’ è stato qualcosa che ci ha cambiato la vita.

Ci ha tolto la salute o anche la vita, ci ha tolto tanto, dandoci in cambio tanta povertà in più.

C’è gente che non si accorgerà neanche che è Pasqua, che vorrebbe essere già “dopo”, avrebbe preferito saltare una festa che sarà solo per gli altri.

Li chiamano i “nuovi poveri” e sono tanti, tanti in più.

Se ci dovesse capitare di incontrare qualcuno, diamo anche a loro la “speranza” e se per caso non dovessero crederci, cerchiamo di convincerli che non è così, “la speranza non è mai così persa, da non essere trovata”.

In quest’anno non abbiamo fatto altro che sperare, sperare, sperare, forse avevamo un po’ perso l’abitudine, abbiamo cantato, ci siamo emozionati,abbiamo anche pianto, abbiamo manifestato la nostra speranza, l’abbiamo fatta vedere con scritte su muri, su fogli di carta, su lenzuola bianche che abbiamo fatto sventolare dal balcone e dalla finestra.

E’ stato come camminare su un filo da cui potevamo cadere di qua o di là, siamo stati in equilibrio e per non cadere non abbiamo respirato, non abbiamo parlato.

Le sirene delle ambulanze ci hanno spaventato di giorno e svegliato di notte.

Ci siamo spaventati per un colpo di tosse o uno starnuto, immaginavamo  già la sola causa da cui potevano dipendere e  abbiamo avuto paura, ci siamo visti malati, ammalati e in solitudine.

Poi abbiamo ripreso la gioia quando abbiamo saputo o ci siamo accorti che non era “niente” non era quello di cui avevamo paura. E siamo rinati 100, 1000 volte.

Ed ora eccoci qua a trasformare la nostra rabbia, la nostra noia, il carico di problemi in più che questo periodo ci ha dato, trasformarlo in forza e da lì ripartire con “la gioia negli occhi”.

Regaliamo “speranza” per tutte le cose, confezioniamola con un nastro d’oro e carta per regali importanti.

Ora però fatevi fare gli auguri, prima che il mio incontenibile chiacchiericcio prenda il sopravvento, prima che nella foga del discorso dimentichi di fare a tutti VOI, i migliori auguri di BUONA PASQUA.

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