Un contenzioso tra Consorzio Allevatori di Lecce e Comune di Galatina continua a far vivere nel degrado il Rione S. Giovanni.
Imboccando il Ponte, che qualche buontempone battezzò Picaleo, ed immettendosi nel Rione S. Giovanni sulla destra non si può fare a meno di soffermare lo sguardo su un ammasso di ferraglia che da circa 40 anni sta lì a deturpare ambiente e igiene. Quale migliore occasione di quella dell’avvicinarsi dei festeggiamenti di S. Caterina d’Alessandria per festeggiare, abbattendolo, anche questo obbrobrio che continua a star lì imperterrito, facendo orrida mostra di se nonostante le varie amministrazioni si siano succedute ed alternate senza che mai succeda nulla?
Quella ferraglia è il residuato del fù Mercato Boario e fu il frutto di una cessione, finalizzata, a titolo gratuito, di quel suolo di proprietà comunale fatta dall’allora sindaco di Galatina Finizzi, al Consorzio Allevatori di Lecce. La donazione era destinata alla realizzazione di una struttura che avrebbe dovuto fungere da mercato del bestiame ed era anche il luogo in cui si svolgeva anche l’annuale Fiera del bestiame che coincideva con i festeggiamenti di S. Caterina d’Alessandria.
La donazione sarebbe rimasta contrattualmente in vita finché il terreno avrebbe assolto alla funzione per cui era stato donato ma sarebbe ritornato nella proprietà comunale se fosse venuto meno il fine.
Per molti anni la struttura ha funzionato alla grande ed ha ospitato il più grande e più importante mercato di bestiame della provincia. Poi il Consorzio Allevatori entrò in crisi, come d’altra parte tutto il settore, e fece chiaramente capire al comune di Galatina di non essere più interessato né alla gestione della struttura né del mercato..
Ultimo baluardo che ha resistito postumo al venire meno del mercato è rimasto per anni l’annuale Fiera di S. Caterina, finché un anno intervenne l’Ufficio Igiene dell’Asl e dichiarò insalubre l’ex Mercato Boario perché il suolo era sterrato e quindi inidoneo per ospitare tale manifestazione. Come ben sapete il tutto fu trasferito sul Quartiere Fieristico.
La struttura cadde ancor di più nell’oblio e diede vita ad un contenzioso tra Consorzio e Comune di Galatina. Il Consorzio da parte sua afferma di non aver risorse economiche per ripristinare lo stato dei luoghi, il Comune dall’altra non intende rientrare in possesso del suolo almeno fino a quando non sarà stata rimossa la struttura ferrea dal terreno. Il classico gioco dello scarica barile con il barile sempre fermo.
In questo gioco delle parti dove nessuno vuol fare la sua si assiste pertanto ad un degrado progressivo e costante della zona e dell’ambiente anche perché nessuno cura la pulizia dello spiazzo, nessuna derattizazione e disinfestazione, è adibito a deposito di automezzi ed attrezzature agricole di una vicina masseria, durante le feste patronali diventa anche parcheggio di roulette i cui ospiti indisturbati smaltiscono nella zona i loro rifiuti compresi quelli igienici.
A distanza di pochissimi metri si è anche concessa l’autorizzazione a costruire un complesso immobiliare che nato da pochi anni si presenta già come una periferia suburbana della città. Il Rione nel suo complesso, ospita diverse centinaia di abitanti ed è destinato, senza un serio intervento urbanistico, a trasformarsi in un Rione Italia 2. Si pensi che i pochi alberi sul marciapiede opposto alle abitazioni sono stati piantati dagli stessi residenti della zona perché il Comune “non teneva mai soldi”.
Forse si potrebbe essere ancora in tempo a dare una svolta. Basterebbe la volontà di voler porre fine a questo inutile contenzioso che non porterà a nulla di concreto, riappropriarsi del terreno e programmare sullo stesso una zona di verde attrezzato, con panchine, illuminazione e qualche gioco per i bambini.
Si tenga presenta che negli ultimi anni sono tantissime le giovani coppie che hanno costruito o acquistato casa in quel Rione. Attrezzare un po’ di spazio per i bambini e le esigenze delle famiglie potrebbe essere un primo passo verso una razionalizzazione dell’ambiente. A dare il via alla cementificazione selvaggia del Rione non si è mai pensato su due volte pur di accontentare le brame di noti latifondisti che in quella zona hanno ancora grossi interessi nel monetizzare zone di macchia mediterranea trasformate in zone edificabili.
Basterebbe un po’ di buona volontà, di progettualità e magari di coinvolgimento sia degli abitanti del posto che delle componenti politiche, economiche e sociali della città. Magari si potrebbe anche risparmiare o eliminare qualche celebrazione ed investirla gradatamente nel progetto, nella assoluta certezza che alla Santa non dispiacerebbe più di tanto vedere i bambini giocare in un luogo un tempo deputato alle sue celebrazioni a discapito di qualche banda in meno, qualche sbandieratore in meno e magari anche qualche professore in meno.