Rubriche/Opinioni/di Piero D’Errico
C’è un’emergenza.
Si sta perdendo la creatività, l’intelligenza di costruire con le parole frasi
proprie, con un proprio significato, frasi che descrivano sensazioni proprie.
Si usa sempre più copiare l’intelligenza di altri, appropriarsene piuttosto
che allenare la propria. Si fa prima ed è più facile.
Come se avessimo finito le “parole” per una composizione, per una
dichiarazione, per una espressione.
Nessuna idea, nessun romanticismo, nessuna creatività comunicativa.
Tutto copiato, per gli auguri di Natale, di compleanno, di una ricorrenza,
tutto copiato, una foto, un video e quando si aggiunge qualche parola, si
cade sempre nella banalità, nella ripetitività, senza più nessuna traccia di
fantasia, senza più nessuna idea.
Messaggi uguali da persone diverse, roba da far paura.
Abbiamo smesso di cercare nelle pieghe della nostra mente, ogni parola,
ogni risposta, ogni frase, preferiamo cercarle altrove, dove tutti sappiamo,
dove tutto è più facile, più veloce, più scontato, meno vero.
Quelle parole non sono nostre, non sono sentite e mal si adattano a quella
manifestazione di amore e di affetto che vogliamo dare.
Non sono dettate dal cuore, non vengono dal profondo del cuore.
E’ proprio brutto, o almeno lo è per me, vedersi arrivare video, foto e frasi
uguali mandate da persone diverse.
Quasi offensivo oltre a banale, oltre a dimostrare il “nulla di personale”,
né di veramente sentito.
E’ perfino imbarazzante dire frasi o mandare immagini che non siano
espressione del proprio pensiero, del proprio sentimento, ma il pensiero e
il sentimento di altri, parole e immagini di altri.
Scrivo queste cose con sofferenza e con preoccupazione, a Natale ho
ricevuto video e foto così ripetitivi, da restare sconcertato.
Ma forse sono io a essere rimasto indietro, a dare ancora un senso alla
penna e ancora una utilità e forse anche un valore alla “testa”.
Provo comunque a immaginare la gioia di una ragazza che riceve dal
suo amore, un cuore con la scritta: ti amo.
Pari pari uguale a quello ricevuto dal suo ragazzo precedente.
Un cuore freddo, arido, distaccato, una immagine copiata e già per questo
non sentita.
Io non so come sarà il prossimo Natale, se ci saranno più foto o ci saranno
più video o più frasi da seconda elementare.
So che l’umanità prima o poi, non saprà più scrivere neanche il suo nome.