Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico/
Non so se e in quale parte del mondo esiste il “posto giusto”, sicuramente era qualcosa di simile il posto in cui Moustafà, fu immortalato da un fotografo, mentre era tenuto in braccio dal suo papà.
Mustafà è un bimbo di cinque anni nato senza arti a causa di un bombardamento aereo con armi chimiche, in Siria.
E’ bastato uno scatto, una foto fatta da un giornalista turco in un campo profughi.
Quello scatto che racchiudeva un dramma, una sofferenza e tanta disperazione ha fatto in breve il giro del mondo.
Quella foto ha vinto un concorso internazionale di fotografia a Siena e ha dato il via ad una gara di solidarietà commovente.
Sono stati raccolti in poco tempo, i fondi necessari per cercare di alleviare quella menomazione.
Sarà sottoposto ad una serie di cure e di interventi con protesi che seguiranno la sua crescita.
Mustafà vuole solo poter correre, giocare come si fa alla sua età, cose naturali ma impossibili per chi come lui non ha né braccia né gambe.
Ha vinto la bellezza della solidarietà, ha vinto la bellezza del poter dare una mano a chi ha bisogno.
Ha perso l’indifferenza, il voltarsi dall’altra parte per non voler vedere.
Salvato da uno scatto al “momento giusto” proprio come in una favola bella, ma quanti nel frattempo si sono persi e quanti si perderanno nel buio di un “posto sbagliato”.
“Sono felice di essere in Italia” – ha detto il padre all’arrivo.
Non avevo mai notato la bellezza di questa frase. Bella, troppo bella, sentirla dire fa bene al cuore.
E la madre, sempre all’arrivo in Italia: “ Ora è anche figlio vostro”.
Si Mustafà da oggi è figlio nostro, figlio di un Paese che avrà pure mille difetti, ma ha anche tanto cuore.
Figlio di un Paese che un giorno vorrà correre con lui, correre per i tanti bimbi che non avranno mai “il momento giusto”.
Ben arrivato Mustafà.