Sono oltre 33 mila i processi pendenti presso le commissioni tributarie.
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Sono più di 33mila i ricorsi ancora pendenti nelle commissioni tributarie provinciali e regionale della Puglia. È quanto emerge da un’indagine sul contenzioso tributario, condotta dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia.
In particolare, risultano pendenti 33.399 appelli in attesa di giudizio. Nelle commissioni provinciali sono 12.929, di cui 3.262 nella commissione provinciale di Bari; 546 in quella di Brindisi; 5.083 in quella di Foggia; 2.579 in quella di Lecce e 1.459 in quella di Taranto. Più altri 20.470 ricorsi in commissione regionale.
Nel corso del 2018, nelle commissioni provinciali sono pervenuti 10.705 ricorsi e ne sono stati definiti 12.917.
Guardando all’ente impositore, circa la metà delle contestazioni in attesa di giudizio riguarda l’Agenzia delle entrate, che include l’ex Agenzia del territorio: 6.273, pari al 48,5 per cento sul totale di 12.929. Seguono gli enti locali (3.105) e l’ex Equitalia, oggi Agenzia delle entrate-Riscossione (2.451).
Nella commissione regionale, invece, sono stati presentati 5.058 ricorsi, mentre ne sono stati definiti 4.491.
A Bari occorrono, in media, circa 361 giorni per definire un ricorso. A Brindisi ce ne vogliono 263, a Foggia 945, a Lecce 608 e a Taranto 321. Un ricorso, infatti, può essere discusso in una o più udienze.
«Il monitoraggio effettuato dal nostro centro studi – spiega Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – evidenzia un progressivo miglioramento del contenzioso fiscale nella nostra regione, in particolar modo per quanto concerne le Commissioni tributarie provinciali, cui è affidato il primo grado di giudizio. Assistiamo invece ad un modesto incremento dei contenziosi in attesa di giudizio presso l’organo di appello regionale.
Tuttavia, in valore assoluto il livello di conflittualità in materia tributaria resta piuttosto elevato: ciò è in buona parte dovuto ad un sistema fiscale non soltanto estremamente oneroso per il contribuente ma anche di enorme complessità, che non di rado scoraggia persino il ricorso. Le imprese, specie quelle piccole, sono quelle che denotano in questo il maggior grado di sofferenza.
Inutile dire – continua Sgherza – che siamo in attesa di capire quali saranno le prossime mosse del Governo. La cosiddetta “flat tax” dovrebbe non solo produrre uno shock sotto il profilo della pressione fiscale ma anche semplificare la mappa e la comprensione degli adempimenti richiesti, sfoltendo quello che è divenuto un vero ginepraio normativo, distribuito su più livelli. Si tratta di argomenti intrecciati anche con la discussione sull’autonomia differenziata, i cui riflessi sul piano impositivo sono ancora tutti da comprendere».