Rubriche/Opinioni/di Piero D’Errico
A differenza di mo che “mi sento”, allora “lo ero”.
Ero giovane e avendo cominciato a votare mi piaceva analizzare, cercavo
di studiare le fluttuazioni del consenso nelle formazioni politiche di
allora, cercavo di analizzare come si forma il consenso.
C’era già un partito “contenitore di rabbia”, era il PCI. Raccoglieva tutte
le forme di rabbia che la società di allora generava: sfruttamento, sotto
salario, povertà, mancanza di garanzie, mancanza di tutele.
Poi c’era un altro partito la DC che per prassi, utilizzava un metodo
“clientelare” che comprendeva tutto, dalle assunzioni, agli appalti, dalla
occupazione di ogni centro di decisione e di potere alla creazione di
enti inutili da spartire.
Il tutto per creare consenso e però creando contemporaneamente “rabbia”
e di conseguenza consenso anche al partito che era contro.
Succedeva così che i giovani, in parte, si mettevano in coda alle lunghe
liste d’attesa delle clientele per una probabile sistemazione che
avveniva quasi sempre tramite un concorso truccato.
L’altra metà dei giovani, si ribellava a tale banditesco metodo che dava
sempre più spazio a amici ed elettori e niente al merito, e cavalcando la
rabbia derivata, ingrossavano i partiti che la contenevano, e che però alla
fine diventavano peggio o nella migliore delle ipotesi uguali a chi avevano
sostituito.
Sono diminuite le clientele sotto i colpi pesanti della magistratura, c’è
un po’ più di chiarezza, c’è almeno più paura nel fare brogli e imbrogli ed
è rimasto però immutato se non cresciuto il “contenitore di rabbia”.
Il partito cioè che cresce nel consenso, pari pari per come cresce la rabbia.
E’ stato così che il MOVIMENTO ha raccolto tutta la rabbia per lavoro,
ambiente, corruzione, merito.
Poi si è rotto quell’incantesimo che faceva contenere al MOVIMENTO
tutto ciò, e rabbia, protesta e malcontento, hanno trovato un nuovo contenitore,
la LEGA.
Quei così tanti voti non appartenevano al MOVIMENTO ai tempi del vafff….
e non appartengono ora alla LEGA.
Quei voti appartengono alla rabbia, quei voti si spostano e si sposteranno
sempre verso chi riesce meglio a interpretarla e cavalcarla, quasi mai a
risolverla.
Sono quindi tutti voti in movimento che solo una sana e buona politica riuscirà
a calmare e dirottare verso una scelta giusta, a favore e non contro, non
condizionata da sentimenti che pure hanno una giustificazione, non condizionata
da una rabbia che finisce quasi sempre per falsare risultati, che finisce per
rendere nel migliore dei casi “poco credibile” quel poco di buono che
raramente compare nell’altalena di un voto, se lo si esprime solo attraverso
“rabbia”.
Sin quando sarà sin troppo facile “crescere” contenendo la rabbia, piuttosto
che “crescere” contenendo una sana e genuina proposta politica, ci toccherà
vivere in un Paese non troppo normale.
Tutto qua.