Tutti i dati sulle liti fiscali nelle province pugliesi
Lecce – Sono ben 35.760 i ricorsi in attesa di giudizio nelle commissioni tributarie provinciali e regionali della Puglia. Più della metà delle liti fiscali (19.196) sono depositate in commissione regionale, ossia l’organo di appello avverso le decisioni delle commissioni provinciali.
A rilevarlo un’indagine condotta dall’Osservatorio economico di Davide Stasi e l’Associazione italiana dottori commercialisti ed esperti contabili (Aidc), sezione di Lecce.
In particolare, nella commissione provinciale di Bari risultano ancora pendenti 4.064 istanze, in quella di Brindisi 698, in quella di Foggia 4.906, in quella di Lecce 4.991 e in quella di Taranto 1.905. Per un totale di 16.564 istanze. Più le altre 19.196 in commissione regionale.
A Bari occorrono, in media, 410 giorni per definire un ricorso. A Brindisi ce ne vogliono 393, a Foggia 1.064, a Lecce 1.144 e a Taranto 671. Un ricorso, infatti, può essere discusso in una o più udienze.
Nel primo semestre di quest’anno, da gennaio a giugno, sono pervenuti 6.947 ricorsi. Guardando all’ente impositore, ben 2.759 contestazioni (pari al 44,5 per cento del totale) riguardano l’Agenzia delle entrate; 109 (pari al 1,4 per cento) contro l’Agenzia delle dogane e monopoli; 983 (pari al 16,4 per cento) contro Equitalia; 1.360 (pari al 27,2 per cento) contro enti locali e 1.736 (pari al 10,6 per cento) contro altri enti.
Il valore complessivo dei ricorsi pervenuti, solo nel primo semestre di quest’anno, nelle commissioni tributarie provinciali della Puglia, ammonta a ben 440 milioni 563mila euro, per una media di 63mila 418 euro. Nello stesso periodo, in commissione regionale, sono pervenuti 2.994 ricorsi, per un valore complessivo di 287 milioni 912mila euro, per una media di circa 96mila euro.
«Questi dati – commenta Marialucia Leone, vicepresidente provinciale Aidc – dimostrano, ancora una volta, che è importante rimodulare il rapporto tra contribuente e Fisco. L’alto tasso di conflittualità non si è mai ridotto e ciò porta sia i contribuenti quanto lo Stato a pagare spese che si potrebbero risparmiare. Ci si rivolge alle commissioni tributarie – spiega la vicepresidente – per risolvere le controversie che hanno per oggetto accertamenti d’imposta, revoche di agevolazioni, imposizioni di misure cautelari, applicazioni di sanzioni amministrative, interessi e ogni altro onere accessorio. La maggior parte di questi ricorsi deriva da errori commessi dall’amministrazione finanziaria, seppur spesso in buona fede o da interpretazioni errate degli uffici stessi. Ciò, però, costringe i contribuenti ad intraprendere cause di durata pluriennale, pur di veder riconosciuta la correttezza della propria posizione fiscale. È arrivato il momento di attuare concretamente una vera semplificazione e favorire l’utile confronto, anche preventivo, tra contribuente e Stato».
«In particolare – aggiunge Davide Stasi – colpisce il dato relativo agli esiti dei ricorsi, quasi equamente ripartiti tra favorevoli ai contribuenti e favorevoli agli uffici. Ciò a conferma dell’incertezza del diritto e della sua applicazione, perché la normativa fiscale si presenta confusa e, a volte, estremamente complessa da interpretare sia per i contribuenti sia per chi si occupa degli accertamenti. È dunque necessario – chiosa – non solo ridurre la pressione fiscale, ma anche semplificare le norme, rendendole più comprensibili, a misura d’impresa e di cittadino».
Il contenzioso tributario è uno dei temi che sarà affrontato nel corso del sesto meeting nazionale Aidc, in programma venerdì 27 ottobre, a Lecce al Politeama, sul tema “Professionisti. Protesta. Proposta”. Tra i relatori anche il viceministro dell’Economia, Luigi Casero e il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.