“Smettiamola di vederli felici sul divano tra patatine, coca cola, popcorn e CARD”
Rubriche/Opinioni/di Piero D’Errico
Galatina – Forse non pochi anni fa, ma sono sicuro che le mie sofferenze e le mie gioie, le mie sensazioni e le mie aspirazioni erano le stesse che prima di me aveva avuto mio padre e sono ancora più sicuro che sono simili a quelle di mio figlio.
Mi onora per questo, il fatto di pensare e forse sperare che tra la mia generazione e le generazioni più avanti sia passato tanto tempo ma sia cambiato tanto poco.
Belle, semplicemente belle. Belle e terribilmente vere, le parole della canzone di De Gregori “ la più grande fatica è riuscire a non far niente”.
Descrivono la fatica e la mortificazione di tanti giovani che non riescono a far niente, che non trovano da far niente, che non hanno da fare, nella fatica appunto del “non aver da fare niente”.
Ciò premesso, faccio fatica a immaginare un giovane che se ne sta tranquillamente sdraiato sul divano magari davanti alla TV felice di non lavorare, in attesa che sulla CARD venisse accreditato il cd reddito di cittadinanza.
Magari senza neanche mettere in conto la provvisorietà di tale “misura di aiuto” la cui fine potrebbe ricacciare il momentaneo beneficiario in un angolo ancora più buio.
Non so perché abbiamo messo in croce un ministro che aveva chiamato i giovani “bamboccioni” ed ora ci divertiamo a saperli contenti di non fare nulla, come se il far nulla fosse una scelta e non una costrizione.
E un ministro che sotto la spinta di una “critica interessata” si impegna a fare la norma sempre più stringente e umiliante, quasi minacciosa.
Capisco lo spirito e la cultura truffaldina che abbiamo ereditato direttamente dalla politica, ma da lì ad aver timore che il provvedimento finisca per agevolare i furbetti che pure ci sono sempre stati, o addirittura che il reddito di cittadinanza possa diventare reddito di vagabondaggio, mi sembra troppo.
Sono favorevole come misura di mezzo tra chi è disoccupato e privo di ogni qualsiasi reddito e la possibilità di un lavoro.
Ben venga un “reddito” che nel frattempo metta al centro il lavoro e gli organi preposti all’incontro domanda-offerta, in un modo più moderno e veloce.
Tanti, la maggior parte giovani, vivono nella morsa della povertà, forse provenienti da contesti già poveri e con “privazioni quotidiane” diventate normalità.
Tanti sono i giovani che ancora non sanno cosa faranno da grandi e ancora di più quelli che pensando a cosa faranno da grandi, si son trovati già grandi.
Penso che tra il reddito di cittadinanza e il lavoro chiunque sceglierebbe il lavoro.
Il lavoro negli anni di maggiore creatività, di maggiore forza, quando sogni e progetti sono troppi e senza il “lavoro” non si può far nulla.
Quando si preferirebbe organizzare, dimostrare l’abilità, la creatività o anche la difficoltà.
Proviamo a immaginare l’umiliazione che dà ogni “NO”, ogni porta che sbatte in faccia, che si chiude e un lavoro che non arriva, che non c’è.
Smettiamola di vederli felici sul divano tra patatine, coca cola, popcorn e CARD, vederli così significa provare un profondo disprezzo verso di loro ed essere profondamente ingiusti e cattivi.
Sarò felice per tutti coloro che onestamente avranno la possibilità di respirare o di tirare un respiro e vaffanculo alle limitazioni della spesa nell’utilizzo della CARD, stasera tutti al PUB in centro, birra, panino e amaro, per troppo tempo si è dovuto rinunciare.
Domani è un altro giorno, forse peggiore o forse no.
Forse sarà migliore.