Cronaca/di Stop 5G Puglia.

A Lecce per rifare il manto stradale abbattono gli alberi di pino come causa del problema e non si interrogano se l’asfalto utilizzato fosse di buona fattura. Il verde pubblico è un patrimonio di tutti che merita di essere gestito con la massima cura.

Invece, troppo spesso, alcuni dimenticano che gli alberi sono in grado di modificare l’ambiente in cui viviamo, migliorare la qualità dell’aria e  diminuire l’innalzamento del tasso di inquinamento urbano. Infatti è risaputo che gli alberi sono un presidio anti-smog.

E poi c’è da considerare che i pini non sono certo l’unica causa del dissesto stradale. Si pensi ai numerosi chiusini infossati presenti su molte strade che costringono ciclisti e motociclisti a schivarli o a marciare a centro strada (un problema che sarebbe evitabile a costo zero sorvegliando i lavori di asfaltatura).

In Via leopardi, nelle vicinanze del sottopassaggio a Lecce, c’è un albero di alto fusto che sembra essere stato al momento risparmiato, forse soltanto perché non è un pino.

Non si comprende perciò perché focalizzare l’attenzione sui soli pini, trascurando le altre cause di dissesto stradale. Così come non si comprende la scelta di mettere i cittadini di fronte al fatto compiuto (il taglio dei pini) senza procedere ad una consultazione approfondita e seria della popolazione e preferendo attuare una comunicazione reticente e poco efficace.

Pur consapevole di tali limiti, soprattutto per l’aspetto della partecipazione popolare e per l’assenza di un serio piano di comunicazione, Alleanza Italiana Stop5G ha accettato di fornire il suo contributo propositivo anche su questo problema nella convinzione (o, almeno, nell’auspicio) che ciò possa rappresentare un’occasione importante per un confronto collettivo su proposte utili alla città che, scaturendo da una richiesta del comune, potevano trovare maggior ascolto.

E’ per questo che noi di Alleanza Italiana Stop5G teniamo a evidenziare con forza che i veri interventi straordinari di cui necessitano le alberature non sono la sostituzione dei pini con altre specie, ma una manutenzione ordinaria all’altezza delle esigenze e la redazione di un efficace piano del verde pubblico.

A nostro parere il preoccupante degrado delle nostre alberature deriva da limiti culturali legati ad originari errori progettuali (in particolare, impianti arborei troppo ravvicinati), le cui conseguenze sono state aggravate dalla mancanza di investimenti nella formazione professionale degli addetti alla gestione del verde pubblico, evidentemente non considerando che essi devono intervenire su questo prezioso patrimonio della città.
Ci sono poi altre considerazioni da fare in riferimento specifico al problema del 5G. Gli alberi sono un’importante barriera che ci protegge da irradiazioni e campi elettromagnetici.

Come da tempo afferma il prof. Andrea Grieco, docente di fisica a Milano ed esperto dei problemi legati all’inquinamento elettromagnetico, “l’acqua, di cui in genere sono ricchi gli alberi e le piante, assorbe molto efficacemente le onde elettromagnetiche nella banda millimetrica”. E’ per questo motivo che gli alberi “costituiscono – dice Grieco – un ostacolo alla propagazione del segnale 5G.
In particolare le foglie, con la loro superficie complessiva elevata, attenuano fortemente i
segnali nella banda UHF ed EHF, quella della telefonia mobile. Gli effetti biologici sono ancora poco studiati, però alcune ricerche rilevano danni agli alberi e alle piante sottoposte a irraggiamento da parte delle Stazioni Radio Base”, cioè, per intenderci, le antenne che troppo spesso vediamo sui tetti dei palazzi.


Giancarlo Vincitorio, responsabile regionale in Puglia di Alleanza Italiana Stop 5G, si collega al ragionamento del prof. Grieco per aggiungere laconico: “peccato che tutto questo al Signor Sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, sembra interessare poco. Considerato che studiosi importanti come il prof. Grieco affermano come le inesplorate microonde millimetriche dalle mini-antenne 5G trovino negli alberi un ostacolo nel trasporto dati, non avendo il segnale del wireless di quinta generazione lo stesso campo elettrico né la stessa penetrazione a lungo raggio dei precedenti standard 2G, 3G e 4G. Considerato che non c’è uno studio preliminare sugli effetti per l’uomo del 5G e nonostante le radiofrequenze siano comunque valutabili come possibili cancerogeni per l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul cancro è mai pensabile – chiede Vincitorio – abbattere gli alberi di pino come si sta purtroppo facendo in questi giorni a Lecce?”.