Cronaca/di Dott. Antonio Giovanni De Maria
Molte persone in questi giorni hanno sentito parlare dei test rapidi per l’individuazione del SARS-CoV2 . Il test funziona più o meno così: si prende una piccola
quantità di sangue (addirittura può essere fatto su una goccia) si mette in un supporto (simile a quello dei test di gravidanza, per capirsi) e si aspetta qualche minuto. Il test darà come risultato la presenza/assenza di anticorpi verso il SARS-CoV2 di due tipi. IgG ed IgM. Potreste già pensare: che sciuponi. Mi bastava sapere se ho questa bestia o no… Non voglio essere prolisso con lo spiegone che servirebbe al giusto: banalmente se ci sono le IgM una infezione è in fase acuta, se ci sono le IgG una infezione è passata ed il nostro sistema immunitario ne ha memoria (e ci potrebbe proteggere). State già pensando che domani mattina alle 8.02 chiamerete il vostro medico di famiglia per farvi prescrivere (o, addirittura per farvi fare) il test? Bene, è arrivato il momento di smontarvi le illusioni. Intanto diciamo che il nostro nemico virus ha dei comportamenti abbastanza particolari. Le IgM e le IgG iniziano a salire nel sangue dopo circa 10 giorni di infezione e raggiungono il picco dopo 3 settimane (avete avuto il tempo di infettare una città, più o meno). Vi leggo nel pensiero e state già pensando: ma una cosa buona la potrei vedere, se ho gli anticorpi della memoria mi son già tolto il pensiero. In verità non è così. Per due motivi. Il primo è che per avere livelli protettivi si devono avere alti livelli di IgG (ed il test rapido non ne misura la quantità, ma solo la presenza) il secondo è che I risultati che vi ho elencato sono fatti usando una metodica quantitativa e sofisticata di ricerca degli anticorpi nel sangue. I test rapidi non funzionano così. E’ vero, identificano le IgG e le IgM, ma quanto “ci azzeccano”? Purtroppo i dati in letteratura sono molto, molto, poco confortanti con una variabilità abbastanza importante in base al produttore ed alla metodica con cui il test viene effettuato.
E quindi? Come fare per sapere se “c’ho i’coronavirus”? L’unica via per la corretta diagnosi resta il tampone orofaringeo (che infatti viene fatto a tutti i casi di positività al test rapido). Qualcosa di buono si potrebbe ottenere con l’analisi degli anticorpi su sangue intero con metodiche molto più complicate del test rapido che, speriamo, possa essere migliorato in futuro e permettere di essere un po’ più affidabile di quello odierno. Ma, concludendo, è così utile per le persone fare tutti questi test rapidi che poco chiariscono? O sarebbe meglio concentrarsi sui tamponi per individuare chi realmente è portatore del virus?