Sono “dreamers”, sono sognatori, non torneranno indietro.
Rubriche/Opinioni/di Piero D’Errico
Vogliono arrivare dove i sogni si realizzano. Vogliono arrivare in America.
Sono a quattro passi dalla California, sognano, come la mia generazione ma per altri motivi, la California.
Oltre quattromila migranti definiti “invasori” sono ammassati nello stadio Juarez in Messico, in attesa di un qualcosa che non c’è ancora e che forse non ci sarà mai.
Una cosa è certa: non torneranno indietro.
Sono in cerca di una vita migliore, sognano una vita migliore, sono “dreamers”, sognatori.
“Dio è colui che deciderà se ce la facciamo. Nessun’ altro ha questo potere”.
La loro colpa è di essere poveri, di venire da paesi poveri, essere soltanto dei poveri migranti anzi “invasori”.
Vogliono far studiare i loro figli, vogliono lavorare, vogliono migliorare, fuggono violenza e povertà.
Sono lì in quello stadio, dove l’”umanità” di tante persone fa arrivare acqua e cibo, dove un predicatore celebra messa e dà la sua benedizione alle tantissime persone inginocchiate davanti a lui.
Sono felici per il traguardo raggiunto, trovano anche la forza di sorridere.
Sono “dreamers”, sono sognatori, non torneranno indietro.
E noi speriamo che il loro sorriso non si spenga e che i loro sogni non si spezzino. Siamo “dreamers” anche noi, “tanto lontani ma come fossimo là, insieme a loro”, facciamo lo stesso sogno.
Sogniamo che la vostra prossima fermata si chiami AMERICA.
L’ America, dove i sogni si realizzano.