“Riprendetevi quel VAFFANCULO, gridatelo più forte di prima e forse qualcosa succederà”.

Rubriche/Opinioni/di Piero D’Errico

Quando un po di tempo fa, il MOVIMENTO, raggiunse un risultato addirittura
imbarazzante per quello che era, che diceva e prometteva, si ebbe come
l’impressione che il mondo stesse davvero cambiando.

Un risultato che conteneva rabbia per privilegi, sprechi, povertà, disperazione,
corruzione verso una classe dirigente tutta impegnata a dimostrare la sua
arroganza.
Un voto contro i giochi di potere che offendevano l’intelligenza della gente,
contro spartizioni e lottizzazioni che avevano stancato elettori e cittadini,
nonché sfibrato il tessuto economico e sociale del Paese.

Un voto contro il PD diventato establishment, più presente nelle banche
che nelle fabbriche.
Un voto contro un PD che stentava a dire qualcosa di sinistra.
Appalti e incarichi affidati ad amici o compagni di partito piuttosto che a
competenti.

Furono in tanti, un po’ anch’io, a tirare un sospiro di sollievo e furono tanti
tra eletti senza saperlo e catapultati senza volerlo a tirare anche loro un
sospiro di sollievo.
Dovevano cambiare le loro abitudini, i loro impegni, le loro professioni,
i loro mestieri, erano all’improvviso diventati terminali di importanti
decisioni, terminali di un’assunzione di responsabilità verso il Paese.
Furono in molti ad affezionarsi a quel ruolo avuto all’improvviso, senza
un percorso di maturazione che ne facesse acquisire sulla pelle le cicatrici
di un percorso lungo e difficoltoso, fatto di sezioni, piazze e collegi, di
idee, di discorsi che guardano avanti, di difficoltà che una volta gettate
alle spalle, fanno sentire la gioia di aver superato tanti momenti bui e
tanti sacrifici. Ti fanno capire che ne è valsa la pena.

Quel voto fece toccare il cielo con un dito e furono troppi a cambiare
atteggiamenti, abitudini e comportamenti, furono in molti a indossare
un sottile strato di arroganza e un altro ancora di ingiustificata
importanza.
In molti si sentirono “unti e sapienti” avvolti in una incredibile sensazione
che faceva loro credere di poter toccare davvero il cielo con un dito.
Ed ora che sono tornati indietro al punto di partenza, riesce difficile la
logica convinzione di “contare numericamente molto” e sapere di contare
poco, molto poco.

Una “umiliazione politica” improvvisa, grande quanto fu l’ “esaltazione
politica” improvvisa.
Hanno la forza di numeri che non hanno più, di numeri che non hanno
più alcun peso, alcun senso, alcun significato politico.
Numeri che drammaticamente rappresentano il pericoloso segnale di
non essere più in sintonia con il Paese.
Con la paura appiccicata addosso, ad ogni soffio di crisi appena accennata,
facendo finta di alzare la voce e poi battere ritirata per paura che la favola
finisca.

Ripensare ai troppi sbagli, e in tanti a mettersi in cammino alla ricerca
di una via di salvezza, una soluzione anche personale per sopravvivere
politicamente, per poter continuare nell’impegno politico. Difficile.
La storia del MOVIMENTO, è una storia troppo breve per finire così,
riprendano le motivazioni che gli hanno visti premiati, votati, che hanno
visto crescere velocemente i consensi.
Si riprendano quel VAFFANCULO, lo gridino più forte di prima e forse
qualcosa succederà.
O forse no. Ma almeno avranno provato.