Rubriche/ Previdenza&Fisco/di Carla, Dario, Veronica
Smart Working, letteralmente LAVORO AGILE, probabilmente il futuro.
La possibilità di svolgere la propria occupazione dipendente fuori dall’ufficio con orari, luoghi, obiettivi concordati con il datore di lavoro e soprattutto senza modifica del proprio stipendio.
Per le aziende significa riduzione dei costi e degli spazi, per i dipendenti l’opportunità di trovare un equilibrio migliore tra lavoro e vita privata.
Senza andata e ritorno casa-ufficio, senza l’uso dell’auto e quindi con minore danno all’ambiente. Un vero e proprio cambiamento culturale.
Il passaggio però è stato troppo veloce, quasi obbligato, non c’è stata la gradualità necessaria , necessaria ad adeguare abitudini trascinate da decenni ad un nuovo modello che è tutt’altra cosa.
L’abitudine di andare allo “sportello”, a chiedere e avere spiegazioni da una parte, dall’altra il possibile fraintendimento che lo Smart Working finisse per essere come qualcuno lo ha definito: una vacanza pagata.
Ovvio che passato il periodo di emergenza in cui lo SW è più “sicurezza” e meno contagio, bisognerà organizzare il tutto in modo diverso, garantendo al cittadino un servizio che ad oggi è complicato avere e soprattutto dare la possibilità di un contatto telefonico senza per questo dover perdere intere giornate nell’attesa di una risposta
Bisognerà distinguere il lavoro che può essere fatto in SW da quello che è meglio non fare per non creare disagio.
E soprattutto avere certezza che lo SW sia sinonimo di “efficienza” non dico maggiore, come per logica dovrebbe essere, ma che almeno l’efficienza sia la stessa del lavoro in presenza Permetteteci di chiudere, in merito a quest’ ultima parte, con qualche dubbio o per essere ancora più sinceri più di “qualche” dubbio.