Il Sedile

Un altra primavera.

Comincia come l’altra, sembra come nulla sia cambiato.

Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico

Tra qualche giorno sarà di nuovo primavera, tornerà la primavera.
Intorno ci sarà un profumo di fiori, le giornate più lunghe, le finestre si spalancheranno, il maglione lo porteremo in spalla.

E’ stato un inverno difficile, pensavamo che la primavera ci avrebbe liberato da tante cose che non vedevamo l’ora di toglierci di torno.
E invece no.
Questa primavera comincia come l’altra, sembra come nulla sia cambiato: tutt’intorno ancora mascherine, nessun abbraccio, obbligo di distanza.
Bisogna ancora aspettare, aspettare per poter aprire, per potersi riabbracciare o solo avvicinare.

Aspettare un vaccino o nel frattempo morire, aspettare di vedere riempite le strade e le piazze.
Poter girare i mercati, aspettare un giorno per non avere più paura, poter rivedere il sorriso sui volti della gente, aspettare per fare tardi, per vivere la notte, la notte silenziosa e stellata.
Ci tocca ancora un po’ di tristezza, ci tocca rinunciare alle nostre abitudini, rinunciare a svolgere una vita normale.

E allora ci perdiamo nei ragionamenti, ci perdiamo nei risentimenti per non poter fare tante piccole cose.
Poi ci passa tutto, al pensiero e soprattutto alla gioia di trovarci un giorno fuori da tutto questo, al pensiero d’aver tanto da raccontare e tanto da ricordare.
Raccontare ai nostri figli, ai nostri nipoti e già vedere il loro sguardo incredulo davanti al nostro racconto pieno di particolari.

“Era un’altra primavera e si univano in un tutt’uno la gioia del suo arrivo e la speranza di essere quasi fuori, di avere quasi vinto”.
Mi ritrovai così, dopo tanto tempo, a raccontare “quel periodo” a chi quel periodo non lo aveva vissuto. Sento ancora l’eco delle domande e anche dei dubbi. Mi ritrovai a raccontare quella brutta storia o forse quella brutta avventura.

Eravamo capitati in una storia più grande di noi, una storia infinita ed ogni volta che pensavamo di averla superata, si doveva cominciare daccapo. Si tornava all’inizio, si ricominciava.
Non conoscevamo l’inizio, né dove tutto era cominciato.

So che lottammo con tutte le forze, mettendo in campo strumenti straordinari, la “scienza” fece miracoli, ma ogni sforzo dopo un po’ si trovava ad essere vanificato.
Fu una guerra impari, un nemico che ci osservava, ci vedeva e ci colpiva prima che noi riuscissimo ad accorgercene.

Fu una vera guerra, una guerra che coraggiosamente affrontammo e che perdemmo.
Avevamo fiducia e speranza, poi sempre meno, giorno dopo giorno sempre meno.
Ci siamo sentiti morire dentro nel vedere vetrine abbassate, negozi chiusi, insegne spente.
Molti negozi non avrebbero più riaperto, mai più tirato su le serrande.
Sembrava come se quel virus si prendesse gioco di noi, cambiava forma, scansava ogni sbarramento e trovava sempre il modo per farci male.

Quel virus ridisegnò il mondo e dopo aver lasciato poco più della metà ad abitare il pianeta, come per incanto si placò, scomparve come per magia.
Non furono pochi a pensare che quel virus fosse stato un elemento “regolatore” del mondo, arrivato apposta per dare un nuovo “equilibrio” al mondo. Chissà !!!
Anch’io fui assalito da quel dubbio.. Ancora oggi me lo chiedo e ancora oggi nessuna spiegazione, ancora oggi nessuna certezza ha fatto luce su quanto accaduto.

Ed ora siamo qui, in un mondo diventato improvvisamente troppo grande, a ricordare, a raccontare, a cercare senza mai riuscire a capire.
Era come ora, era un’altra primavera, pensavamo fosse l’ultima prima di una ritrovata normalità.
Ci sbagliavamo. Non fu così.

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