Il Sedile

Con un occhio al portafoglio e l’altro al Patronato.

L’Assessore tiene lo stipendio intero, risparmia il 50% sull’ indennità di carica che però finisce alle ACLI . Rimborsate 92 ore di permessi retribuiti. 

Cronaca/ di Redazione

Galatina – Forse per non gravare eccessivamente sulla cassa comunale o forse per non rimetterci personalmente quattrini rinunciando a parte del proprio stipendio di lavoratore dipendente o forse ancora per un errato calcolo (ipotesi meno probabile) ma sta di fatto che in tutti e tre i casi l’assessore Loredana Tundo non ha certamente fatto un favore al nostro Comune.

Sia ben chiaro nulla di illegale, tutto secondo legge, però con un pizzico di buon senso politico il pregiudizio avrebbe potuto essere eliminato principalmente perché, in fondo, non esiste nessuna legge che imponga al cittadino di dovere fare l’assessore così come mai nessuna ricetta medica ha prescritto una terapia con l’obbligo dell’esercizio dell’attività assessorile.

Le motivazioni sono tutte contenute nella determina n. 260 del 28 febbraio della Direzione Affari Generali. Oggetto della determina il rimborso dei permessi retribuiti concessi all’assessore.

A disciplinare la materia è il d.lgs n.267 del 2000 il quale stabilisce che il Comune “nel caso di documentata richiesta del datore di lavoro, è tenuto a rimborsare quanto dallo stesso datore di lavoro ha corrisposto alla dipendente per retribuzioni e assicurazioni per le ore o giornate di assenza del lavoratore al fine di garantire agli amministratori comunali la possibilità di godere di permessi mensili, per l’espletamento del loro mandato”.

E’ la prima volta in loco che, a nostra memoria, un datore di lavoro, sia pubblico che privato, abbia fatto ricorso al suddetto decreto legislativo. Le uniche casistiche a cui abbiamo sempre assistito sono stati o che l’amministratore, lavoratore dipendente, abbia chiesto l’aspettativa e quindi il diritto a riscuotere l’intera indennità di carica e stipendio decurtato oppure che non l’avesse chiesta e quindi il suo stipendio restava integrale ma l’indennità di carica era decurtata del 50%.

Chiaro che l’assessore Tundo non abbia chiesto l’aspettativa preferendo continuare a percepire il suo stipendio integrale di dipendente delle ACLI. D’ altra parte se una percepisce più di 35.000 euro l’anno di reddito da lavoro dipendente (dati rilevati dalla sua dichiarazione dei redditi online) può mai andare a pensare di chiedere l’aspettativa che quantificata in vil moneta significherebbe la perdita di circa 17.000 euro l’anno contro un un guadagno di appena 7.000?

Il bello o il brutto (scegliete voi) della vicenda è che l’Amministrazione comunale da questa scelta non ha risparmiato nulla anzi ci ha rimesso perché il datore di lavoro dell’Assessore, le ACLI, hanno inviato una nota con cui hanno chiesto il rimborso di 92 ore di permessi retribuiti che il dipendente ha usufruito nei 5 mesi che vanno da agosto al 31 dicembre . Insomma da un lato abbiamo risparmiato in 5 mesi circa 2.500 euro di indennità e dall’altro li abbiamo versati nelle casse delle ACLI.

Fermo restando sempre il principio che il medico non prescrive mai in ricetta “fare assolutamente l’assessore”, l’assessore Tundo avrebbe potuto chiedere l’aspettativa (e quindi dedicare non ore a singhiozzo al suo incarico assessorile) oppure rinunciare all’incarico di assessore.

Con la prima ipotesi, ad esempio, avrebbe avuto la mente più fresca al momento in cui ha votato in Giunta la rimodulazione della pianta organica impinguandola ulteriormente di graduati e colletti bianchi. Si sarebbe magari ricordata delle necessità scritte sui Social con ammirevole lucidità politica e cioè che ”  Non appena insediata nel mio ufficio dei lavori pubblici ho appreso della difficoltà di poter sopperire alle mille richieste con solo due persone (sono sempre loro che oltre a chiudere le buche, a curare il verde, ad allestire uffici e sale per convegni, sono a disposizione di tutti gli assessorati per le varie manifestazioni, tutto nelle 4 ore giornaliere dal lunedì al venerdì)”.  

Peccato si sia ricordata solo nel momento in cui è stata attaccata. Avrebbe dovuto ricordarsi allora di queste necessità prioritarie perché averle usato oggi come pretesto e giustificazione beh….lascia il tempo e la valutazione che merita.

 

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