Non vivere un anno da seduti, da spettatori passivi e non accontentarsi dell’indignazione ma incamminarsi su strade di dignità individuale e collettiva.

capodanno-1920x1200(Riccardo Bonacina)

Cronaca/ di Rosanna Verter

 

2016. Ci siamo. Sarà una questione psicologica ma ogni volta che sta per scadere la fatidica mezzanotte vivo dei nanosecondi misti a tristezza e paura. Tristezza, perché    vedo un anno che se ne va, che si aggiunge agli altri. Paura, perché un nuovo anno che tra un bacio sotto il vischio, un cin-cin e un augurio dall’altra fa il suo ingresso nella nostra vita. Un ingresso con tante incognite. È come fare un tuffo ad occhi chiusi ma poi il timore dell’incognita, dell’ignoto prevale sulla ragione, prende sopravvento il desiderio di migliorare e penso che il nuovo andrà ad incrementare, a potenziare quei piccoli cambiamenti e tutto ciò che di buono mi ha concesso il 2015. O meglio lo spero. Cerco di essere ottimista, di vedere il bicchiere mezzo pieno anche se non è nel mio dna.   

Ma ora siamo nel 2016. Da qualche ora abbiamo detto addio al 2015 che,  nel bene e nel male, ci ha lasciato con tante cose belle da ricordare e di cui essere felici e con tante cose brutte da dimenticare, da resettare. E’ stato un anno difficile, impegnativo per noi e per l’Europa. Ci ha  lasciato alle prese con bilanci e buoni propositi che con volontà risoluta e precisa abbiamo in animo di mettere in pratica, di attuare in questo anno appena sbocciato.

Un bilancio sugli avvenimenti che hanno caratterizzato il 2015 è d’obbligo farlo. Ma è un bilancio negativo. I primi giorni di gennaio si sono aperti con il tragico attentato alla sede del giornale satirico francese Charlie Hebdo e all’uccisione di quattro persone all’interno di un negozio di alimentari ad opera di un terrorista, sempre a Parigi. I mesi successivi vedono una escalation dell’ISIS che culmina con una serie di attacchi che seminano il terrore nel centro della capitale francese con 130 morti e 300 feriti e l’esplosione di una bomba in un mercato di Baghdad che provoca 115 morti e 50 feriti. Vengono distrutti in Iraq i siti archeologici di Nimrud, Hatra e Dur Sarrukin. Al Museo Nazionale del Bardo, a Tunisi, un attentato terroristico vede la morte di 22 persone ed il ferimento di altre 45; 150  invece muoiono sul volo Germanwings fatto precipitare sulle Alpi dell’Alta Provenza dal copilota del velivolo. L’Irlanda legalizza il matrimonio omosessuale attraverso un referendum e la regina Elisabetta II eguaglia il primato della sua trisavola Vittoria, il suo regno è il più lungo in assoluto di una regina. La XXI Conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite giunge ad un accordo a Parigi che impegna tutti i paesi a ridurre le emissioni di gas serra, e in Spagna si svolgono le elezioni politiche. E in Italia? Il Presidente Napolitano si dimette dalla carica e viene eletto il 12° Presidente della Repubblica Sergio Mattarella; Papa Francesco celebra il Giubileo della Misericordia con l’apertura della Porta Santa; nel canale di Sicilia una imbarcazione carica di 887 migranti impatta con la nave King Jacob procurando il più alto numero di vittime mai registrato. Milano apre le porte all’Expo con grosso successo di pubblico e l’astronauta Samantha Cristoforetti torna sulla terra dopo 200 giorni nello spazio. La Ferrari si quota alla borsa di New York con il proprio titolo azionario. Ci lasciano per sempre Pino Daniele, Francesco Rosi, Gustavo Selva, Elio Fiorucci, Nando Gazzolo, Luca De Filippo, Gabriele Ferzetti ed altri.

Certo non è stato un anno facile con il terrorismo che l’ha fatta da padrone  instaurando un clima di terrore che ci ha reso più fragili, più esposti, un clima che ci spaventa  e ci ha cambiato il nostro vivere quotidiano, e “che vuole snaturarci. Ma noi non ci piegheremo. Non ci faremo rubare il nostro modello di vita e il nostro futuro”.

Ma, mi chiedo, il 2016 sarà l’anno della svolta? Sarà l’anno della crescita? Certo, se  vogliamo che le cose cambino ognuno di noi si deve impegnare nel fare qualcosa di positivo, di altruistico. Cerchiamo di non essere avari, cerchiamo nel nostro piccolo soluzioni alla crisi che ci attanaglia, seminiamo per le future generazioni, per i nostri figli, diamo loro una vita dignitosa qui nella loro terra e non costringiamoli ad abbandonare gli affetti per mete lontane. Ri-inventiamoci un futuro. Diamo fiducia al futuro. I buoni propositi sono tipici dei cambiamenti e sono alimentati dalla passione e dalla convinzione di fare. Allora rimbocchiamoci le maniche, buttiamoci il passato alle spalle e regaliamoci scelte ed azioni perché i buoni propositi non restino solo delle idee astratte. Apriamoci al nuovo anno con una nuova spina dorsale, con nuove orecchie e nuovi occhi anche perché non ci serve tanto per stare bene. E allora amici lettori… auguri a Noi che crediamo nel coraggio, nella speranza, nel futuro e a VOI un 2016 con tante bollicine perché the best is yet to come.

Buon 2016